Dieci stanti in pietra, uniti da catena metallica, delimitano l’area di rispetto entro cui si trova il monumento. Una base in marmo rosa, composta da un primo gradino dal profilo zigrinato su cui poggia un secondo blocco, sorregge una lapide marmorea di notevoli dimensioni e dal profilo ellittico.
Due bassorilievi decorano questo blocco marmoreo, dove al centro si erge un alto blocco in marmo con incisa la dedica ai caduti della Prima e decorata da una bronzea corona d’alloro.
Sulla sommità è posta la scultura raffigurante la Patria, con la corona sul capo, spada e scudo in mano, il tutto proveniva dalle sapienti mani dello scultore Giulio Nordio ex combattente e mutilato nella Grande Guerra che la realizzò nel 1923.
A quello che al tempo era un affermato scultore venne dato l'incarico dall'amministrazione comunale di Occhiobello di realizzare il monumento in memoria dei caduti e lo stesso artista rimase ospite del comune per tutto il tempo che gli servì alla progettazione e realizzazione dell'opera.
Nel progetto come del resto nella maggioranza di quei monumenti vi trovava sovente posto un richiamo alla patria e anche in quel quel caso il Nordio, che aveva già realizzato altri monumenti ai caduti della prima guerra mondiale, decise di raffigure la patria italia con una figura femminile turrita.
In quel periodo di permanenza a Occhiobello il Nordio, la sera smessi i panni dello scultore si prendeva dei momenti di pausa per conoscere meglio l'ambiente ed il paesaggio che lo circondava. Non disdegnava di apprezzare quanto gli offriva la vicina città di Ferrara e, tra le tante occasioni di svago, vi era anche la frequentazione delle case di tolleranza ed in particolare del casino di via Colomba.
In quel periodo si racconta che vi esercitasse una “signorina” molto bella il cui fascino, diventato un mito tra gli avventori, aveva valicato i confini della casa chiusa disperdendosi per tutto il circondario.
Il Nordio durante le sue continue frequentazioni della casa era rimasto particolarmente colpito dalle belle fattezze dell'Adalgisa, così era conosciuta l'avvenente prostituta, tanto che durante le sue visite cominciò a ritrarla schizzandone le fattezze.
Dal momento che nel monumento ai caduti di Occhiobello a cui stava lavorando avrebbe dovuto trovare posto una allegoria dell'Italia raffigurandola in una figura femminile riportante i simboli della patria, le sue ricerche di un modello femminile a cui ispirarsi si fermarono trovando nell'adalgisa della casa di tolleranza di via Colomba .
Unendo pertanto l'utile al dilettevole trovò proprio lì l'ispirazione, e decise di raffigurare il soggetto del monumento con le forme dell'Adalgisa che divenne così la figura della patria da porre alta a spiccare sul cippo marmoreo.
Fu così che nella piazza di Occhiobello si potè inaugurare il monumento ai caduti dove centralmente spicava l'imponente figura di donna dal bel viso altero e lo sguardo quasi severo il cui corpo era avvolto in un morbido panneggio che ne avvolgeva le sinuose e generose forme.
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