PARLIAMO DI UVE, UOMINI, VINI
Scriveva Gustave Flaubert del vino “Lo si schiaccia dolcemente tra lingua e palato; lentamente fresco e delizioso, comincia a fondersi: bagna il palato molle, sfiora le tonsille, penetra nell’esofago accogliente e infine si depone nello stomaco che ride di folle contentezza. Una meravigliosa quintessenza dalla natura che alimenta corpo e mente, che l’uomo ha da messo al centro di spiritualità e materialismo e che, al di là di ogni dubbio, ha accompagnato e continuerà a farlo, precedendola o seguendola ma comunque consolandola, l’umanità nel suo cammino. Pertanto come non cominciare dando voce alle testimonianze di chi, nella storia dell’umanità, ha saputo descrivere elevare e magnificare questo dono che ancora allevia i nostri crucci ,esalta le nostre gioie,consola le malinconie.Sono del sublime maestro Virgilio i tristi versi che descrivono il brindisi di Didone che si pone al centro del suo dramma, come anche accade per il brindisi di Enea dove prevale la tragica ma inesorabile malinconia. Orazio, indimenticabile maestro di vita, invita a levare i calici alla fugacità del presente, all’ineluttabile verità: E' l’intuizione tanto complessa quanto facile da capire, il suo carpe diem è l'invito a cogliere l’attimo fugace.Ai due grandi accostiamo un disilluso Ovidio, che ci riporta a un triste brindisi nella letteratura, quello di Saffo innamorata delusa tanto da arrivare porre fine alla propria vita. Arriviamo a periodi meno esaltanti, alla poesia in volgare delle origini sia in quella Provenzale, francese e italiana non ci sono brindisi.Non vi saranno per tutto il Trecento: non ne troveremo nelle liriche degli stilnovisti, non saranno di Dante, né di Petrarca, il fenomeno è in parte spiegabile: la letteratura in quel momento storico aspirava a temi più eletti e più originali dell'invito a bere. L’unica eccezione che troviamo, d'altro canto, è il brindisi nella lirica in lingua latina della poesia goliardica, è' una rivelazione tanto attesa quanto entusiasmante. Percorrendo la storia della letteratura incontriamo un grande: Shakespeare, che dire della sua dedizione ai brindisi dimostrato dal fatto che in molte sue opere dà al vino un ruolo importante, la ricerca ci porta a unire il suo nome a quello di Alfieri. Tra i due Il nesso è il riscontro di un primato attribuibile ad entrambi: nell'Otello troviamo il primo brindisi, in cui vi è un chiaro riferimento al tintinnare dei calici tra loro; nella rima di Alfieri,il primo chiaro riferimento all'alzarsi in piedi per pronunciare il brindisi. A Venezia Carlo Goldoni voleva che l'arte ritornasse all'uomo, e aspirava a sedurre con le proprie commedie il mondo, come la Mirandolina de La locandiera e il suo brindisi: "Che brindisi misterioso è questo?”. E' la nota distinzione tra la via del cuore e la via della mente per la purificazione dell'anima, i brindisi rompono quasi questa sintassi, per abbracciare entrambe le vie. Da quello di Banchieri del Cinque-Seicento a quello di Mascagni della fine Ottocento, il brindisi è un vero e proprio intreccio tra canto e discorso, tra confessione e conoscenza. tra passione e ragione. Il brindisi della Traviata è con l'incipit della Commedia dantesca, con quello dei Promessi Sposi, con i versi finali dell'Infinito leopardiano patrimonio di tutti. Ci basta poco per orientarci: la grande festa, Alfredo che guarda Violetta mentre lo pronuncia, Alfredo che le dichiara il proprio amore. Mozart ci dona nel suo Don Giovanni il brindisi per l'antologia, già dal Così fan tutte si può cogliere il talento che incontreremo nel brindisi più articolato che ha una grazia e una sintesi inconfondibili. Con due soli verbi ma ritmati in una sapiente alternanza, evoca sia la partecipazione del brindisi quanto il quadro scenico, il suo ritmo richiama il moto delle onde: "Tocca e bevi! Bevi e tocca". Non meno intenso e rivelatore è il brindisi del Don Giovanni, i versi sono altrettanto straordinari per sintesi e precisione, in quattro battute c'è tutto don Giovanni e la sua follia. Nel brindisi di Prividali de L'occasione fa il ladro di Rossini, le parole sono decisamente più sprezzanti: "viva il sesso femminino!".Non dimentichiamo che nella storia anche la pittura è stata prodiga di geni che hanno immortalato questo Spirito divino.L'androginia del Bacco Michelangiolesco o quella del Bacco-San Giovanni di Leonardo è ripresa su tela nel Bacco del Caravaggio, il volto, dolce e melanconico, ingentilito ulteriormente dall'eccentrico cinto di foglie svolazzanti.Il gioco della citazione, dei riferimenti colti ritorna nel Brindisi del Minotauro con l'incisore e due fanciulle di Picasso.Parrà strano che sia proprio Picasso a rispolverare il tema mitologico,il Minotauro, figlio di Pasife e del toro; tra le solite coppe di vino e le coppe del seno. In conclusione la vite, l’uva, il vino non sono mai mancati nella storia in ogni ambito e sotto ogni aspetto possiamo dire che la parola d’ordine da sempre è: BRINDARE !
Abbiamo brindato seduti come Rembrandt o in piedi come nel sonetto di Alfieri, levando alto il calice come nelle scene corali di Jordaens o la coppa come la Baccante romana, oppure come Caravaggio o Velazquez, tenendo coppa e calice bassi. Abbiamo brindato alla dea fortuna, come gli antichi, all'amico, come Orazio, ai giorni futuri, come tutti. Da più di cinquemila anni si brinda così, chi conosce il vino, sentenzia Rabelais, conosce la parola “trink”.Di fatto sono poche, le varianti del rito, la letteratura, la musica, l'arte non ne danno i testimonianza, per conoscerne alcune si deve ricorrere alle tradizioni popolari. La stessa azione la si trova tra i popoli di religione ortodossa: qui però cambia il valore simbolico, per alcuni la rottura del bicchiere evoca la fine della vita celibe. Il costume russo di lanciare all'indietro il bicchiere è spiegato come il gesto di liberarsi della ragione per cui si è brindato, in modo da lasciare spazio a un altro brindisi, a un'altra gioia. L'uso, abbastanza diffuso tra le popolazioni germaniche, di brindare guardandosi negli occhi, assume il significato di una partecipazione intensa e leale nell'augurarsi salute e fortuna. Nelle regioni Slovacche questo brindisi è riservato ai maschi, tra ragazzi e ragazze si usa invece brindare tenendosi mano nella mano e con la sinistra bere. Un riferimento più marcato all'unione nuziale è il brindisi, diffuso soprattutto nel sud, di bere con le braccia intrecciate tra sposo e sposa. Abbiamo brindato facendo tintinnare i calici come Shakespeare, e nelle fumose taverne dei goliardi. Nei matrimoni ebrei, per esempio, si usa rompere il bicchiere dopo il brindisi a ricordo della distruzione del tempio di Gerusalemme. Un'altra parola è usata nel brindisi polacco, bevendo d'un fiato, gettando la testa indietro, si dice - bach! - quasi a riprodurre il suono della lingua schiacciata contro il palato. Pare che siano più di quaranta i Santi protettori del vino, quello del brindisi potrebbe essere identificato in San Vincenzo.Era tradizione comporre dei giochi di parole con il suo nome, alcuni di questi pare evochino proprio il brindare, come vin-cent, ossia l'augurio di bere vino per cent'anni, e “O vincent O”, che si trovava sulle insegne dei cabaret e che si poteva leggere au vin sans eau e quindi interpretare, lunga vita "alla taverna del vino senz'acqua".