17 febbraio 2008

Tempo al tempo



Pensavo a cose immediate, a impegni di lavoro, di gioco, di mondo e chissa cos'altro ancora, e correndo per questi pensieri mi sono ritrovato a non riuscire a controllarli. I pensieri viaggiavano da soli e si moltiplicavano sovrapponendosi e mescolandosi tra loro.
La cosa, lì per lì, non mi ha scombinato più di tanto, a parte un po' di meraviglia, ma credo di avere capito solo allora che più ti affanni e ti affolli la testa, prima, più si affannerà la tua vita, poi: di cose e di fatti che vorresti o che non vorresti, ma che in ogni caso ineluttabilmente ti capiteranno o no.
Perdi il senso e lo spazio e la ragione ma, se riesci a isolarlo, ti viene da dire che è il tempo e se lo pensi dentro ai tuoi pensieri ti convinci: è il tempo.
E' il tempo che cambia e ti cambia: ma è il tempo che ti guarda passare? O sei tu che lo guardi mentre ti passa a fianco, passo uguale a passo; più svelto, più lento. Se ti giri e lo guardi, lui si volta, ti sfoglia e ti legge la vita.
"Sei fuori tempo" è così oppure è solo una domanda. Se lo vedi non ci stai più dentro, non guidi più tu e lo lasci correre; allora e solo allora lo riconosci, dal sapore, dal colore, dal rumore. Da quel piccolo e dimenticabile dolore che ti lascia dopo ogni passato.

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