04 giugno 2012

Angelo fu Giovanni, classe 1884


Dal maggio 1915 al dicembre 1919, quattro anni quasi sempre in prima linea; prima nella seconda armata e, dopo caporetto, con la terza .
E' stato ferito e pluridecorato e, alla fine, è riuscito a ritornare, anche se cambiato nel corpo e nell'anima; ha visto morte e distruzione e disperazione, ha sofferto per fame, fatica, dolore e privazioni, è stato costretto ad uccidere ed ha lasciato in quelle terre amici, compagni.
Insieme a tanti uomini come lui, ha reso grande l'Italia, quella che ancora oggi abbiamo .
"La guerra che iniziò nel 1914 fu l’evento più rilevante del XX secolo poiché coinvolse tutti i più grandi Stati: fu la prima guerra “moderna”combattuta per terra, per mare e nell’aria con un impiego di armi e di mezzi tecnici mai usati sino allora.
Mi sembra doveroso che tutti gli italiani attestino un grande tributo di gratitudine e di riconoscenza ai combattenti della Prima Guerra Mondiale, verso quei valorosi Soldati che, giustamente, possiamo considerare l’aristocrazia del valore, i quali risposero con slancio e grande generosità alla chiamata della Patria.
Alle generazioni di oggi, che hanno raccolto il frutto del Loro sacrificio, ritengo non sia giusto lasciar cadere nell’oblio le ardue vicende che hanno contrassegnato l’esistenza di chi ci ha preceduto, così come non è da uomini civili e liberi dimenticare l’altissimo tributo di valore e di sangue pagato da quegli eroici soldati per renderci come oggi siamo.
Se la fine della Prima Guerra Mondiale costituì il coronamento dell’unità d’Italia, a distanza di novanta anni da quel grandioso e agognato evento, appare doveroso oggi attribuire un significato a questa importante celebrazione:
- per l’educazione morale e spirituale delle nuove generazioni, per meditare su quegli avvenimenti tremendi, coglierne la portata e trarne gli insegnamenti;
- per onorare la memoria e le vicende umane di coloro che lottarono, soffersero e morirono nel compimento di un dovere, con grande umiltà e generosità;
- per attingere al patrimonio di valori ideali e di virtù civiche che ci hanno lasciato in eredità i nostri padri e per esaltare quei valori di pace e riconciliazione che ogni uomo, pur nella diversità, deve custodire nel suo cuore.
Noi vogliamo ricordare quegli avvenimenti, quei sacrifici, quelle sofferenze dei Soldati di un tempo ormai lontano con sentimenti di gratitudine, di grande rispetto e ammirazione; sacrifici e sofferenze che furono espressione di una gioventù generosa inviata a vivere e morire in condizioni talmente irreali che gli uomini del nostro tempo si rifiutano addirittura di credere possibili.
Uomini di ogni credo politico, di ogni ceto e condizione sociale, amanti della libertà e della loro terra, accorsero da tutti i paesi, le città d’Italia e dall’estero, uniti in solidarietà e valore per servire in armi la Patria. Accomunati nel crogiuolo della trincea e della battaglia incominciarono a conoscersi e socializzare tra di loro sino a diventare fratelli.
Fanti, alpini, bersaglieri, granatieri, artiglieri, cavalieri, genieri, trasmettitori, carabinieri, finanzieri, soldati dei servizi logistici, dai ghiacciai dell’Adamello alle arse trincee del Carso, dal Monte Nero all’Altopiano di Asiago, dal Pasubio al Monte Grappa, scrissero pagine di eroismo e di grande umanità.
Non furono da meno i valorosi marinai e aviatori che, con le loro eroiche imprese, contribuirono in maniera determinante alla vittoria finale delle nostre armi.
Dopo la tragica Battaglia di Caporetto, che nel giro di poche ore travolse il destino di migliaia di soldati e di oltre un milione di civili, l’esercito e il paese ritrovarono insieme la forza e la volontà di resistere e combattere sul Piave. Il Piave divenne il fulcro e il simbolo della volontà di riscossa di tutto il popolo italiano.
Sul Piave, fiume sacro alla Patria, i petti dei “ragazzi del ’99” crearono un invalicabile baluardo per la salvezza e la resurrezione d’Italia.
Il loro impegno fu fondamentale: da loro iniziò la riscossa dopo la disfatta di Caporetto per ridare slancio ed entusiasmo ai soldati avviliti e radicati sulle infuocate trincee del Piave e del Monte Grappa.
In quei momenti tragici e decisivi per le sorti della nostra Patria, grande importanza ebbe il fronte interno e l’opera materiale e morale delle donne. Madri, spose, ragazze sostituirono gli uomini inviati al fronte nelle fabbriche e in molti settori produttivi, dando così un prezioso contributo per il conseguimento della vittoria.
E, nell’ottobre del 1918, dal Monte Grappa iniziava quella offensiva vittoriosa di Vittorio Veneto che si concludeva con la definitiva sconfitta dell’Austria - Ungheria.
Rifugi, postazioni e monumenti costellano ancora oggi queste terre, a testimoniare il coraggio, la tenacia e lo spirito di sacrificio di chi fu chiamato a combattere una guerra sanguinosa e terrificante che in quei luoghi è diventata leggenda.
Pochi, all’inizio della guerra, erano consapevoli della tragedia che avrebbe colpito il nostro popolo - oltre seicentocinquantamila caduti, un milione e mezzo di feriti, un’intera generazione di giovani falciata; migliaia di lutti di tante madri, spose, figli, infiniti sacrifici, sofferenze, distruzioni e devastazioni di ogni genere. Oggi possiamo misurare pienamente ciò che quella guerra rappresentò per il nostro popolo e per i popoli dell’Europa.
Milioni di uomini si ritrovarono a combattere fra il fango delle trincee, sotto una tempesta di ferro e di fuoco che provocò paurose carneficine specie tra le unità di fanteria.
Dopo 41 mesi di guerra durissima il nostro popolo uscì da quella spaventosa tragedia certamente provato, ma vittorioso e, quel che più conta, finalmente unito e libero. Una vittoria costruita da una massa di umili contadini provenienti da tutte le regioni d’Italia, con il fucile in mano al posto della vanga, che lottò con fatica e in silenzio senza mai nulla chiedere anche quando, in nome dell’Italia, andavano a morire sulle alture del Carso, sui ghiacciai dell’Adamello, sul Pasubio, sull’ Ortigara, sul Monte Grappa o sulle sponde del Piave nel nome dell’Italia.
La vittoria conseguita al prezzo di grandissimi sacrifici ci permise di completare l’unificazione del territorio nazionale con il ricongiungimento per sempre all’Italia di Trento e Trieste, essa rappresentò il culmine di oltre un secolo di lotte risorgimentali perseguite con tenacia da una folta schiera di coraggiosi martiri e patrioti che credevano in un’Italia unita, indipendente e libera dalla secolare egemonia di molte potenze straniere.
L’Italia di oggi, ed in particolare le nuove generazioni, devono sentirsi riconoscenti e legate a quelle gesta gloriose e da quel grande patrimonio di valori trarre lo spirito vitale per alimentare sentimenti di amore verso la Patria e con i quali si onorano i molti eroismi e sacrifici di quella generazione di uomini e di cui l’aspro teatro del conflitto fu silenzioso testimone.
Sono trascorsi ormai più di novanta anni dall’inizio di quella immane tragedia, un evento che coinvolse milioni di uomini in ogni parte del pianeta, e che cambiò in modo definitivo il volto dell’Europa. Durante quegli anni ormai lontani, ma sempre vivi nella nostra memoria, molti soldati si resero protagonisti di numerosi atti di eroismo per realizzare l’indipendenza e l’unità d’Italia.
Se la nostra coscienza di cittadini avrà saputo raccogliere il senso di quel enorme sacrificio, di quelle nobili virtù, di quelle tensioni ideali, di quei dolori sofferti in nome dell’Italia che Loro ci hanno lasciato, e ricorderemo con religioso rispetto quelle vicende, allora quei Soldati continueranno a vivere nel nostro animo, nell’animo dei figli dei nostri figli e nel cuore della nostra comune madre, la Patria.
Potremo dire allora che il loro sacrificio non è stato vano ma ha prodotto copiosi e fecondi semi di pace.
Ritengo, quindi, giusto e doveroso ricordare con gratitudine e riconoscenza tutti quei valorosi Soldati, che senza odio ma con alto senso del dovere e sorretti dalla fede, spesero la loro giovane esistenza per l’Italia. Con lo stesso spirito ricordiamo e rendiamo onore ai valorosi e cavallereschi nostri avversari di allora, appartenenti ad uno dei più potenti eserciti del mondo, che con altissimo senso del dovere e dell’onore, lottarono con grande coraggio, spirito di sacrificio e lealtà per la loro Patria. Oggi siamo sempre più convinti che le guerre, tutte le guerre, sono da condannare e da evitare perché sono fonte di odi, povertà, devastazioni morali e materiali inaudite. La pace va costruita, difesa e mantenuta quotidianamente al di là dei Trattati, soprattutto con il nostro comportamento che deve essere improntato ad iniziative di solidarietà, sincera collaborazione e al dialogo reciproco.
Oggi, gli uomini e le donne delle nostre Forze Armate, nel solco tracciato dagli eroici Soldati di Vittorio Veneto, rinnovano le tradizioni di amor di Patria, spirito di sacrificio e abnegazione, operando con altissima professionalità e assoluta correttezza di comportamenti, spesso rischiando la vita, nelle numerose e complesse missioni nel mondo, a sostegno della sicurezza, della legalità, della ricostruzione e per rafforzare la pace. In questo importante anniversario ricordiamoli con affetto e riconoscenza perché, con lo stesso spirito dei ragazzi del Piave e del Monte Grappa, ogni giorno con grande umiltà e generosità, onorano la nostra Patria e la nostra Bandiera.
Il retaggio di quel prezioso patrimonio di valori ideali e virtù civiche di quella generazione di valorosi combattenti, costituisca non solo per noi ma per tutti i popoli dell’Europa, motivo di riflessione ed esperienza e sia un valido aiuto per costruire un futuro migliore, di pace, di libertà, di giustizia, di progresso, rispettoso della dignità di ogni uomo e di ciascun popolo.
Che ogni nostra azione sia degna della loro memoria e del loro eroismo."