02 marzo 2012

Agnostici, rispetto a cosa?

Ci si dimentica sempre di dire RISPETTO A COSA si può essere agnostici o “atei”. Di cosa si sta parlando? Di Elfi? Di Babbo Natale? Del bosone di Higgs? Del dio di Abramo di Isacco e di Giacobbe? Del dio Bacco? Oppure dell’asino che vola? Io credo che, per giungere ad un qualche livello di Conoscenza (quella oggettiva, per intenderci), alla base di tutto ci sia (ci debba) essere una cosa sola: la neutralità ideologica, la quale è possibile solo ed esclusivamente attraverso un atteggiamento razionalistico. Tale atteggiamento non può, tra l’altro, prescindere dai metodi e dagli assiomi tipici della Scienza, e quindi è bene rispolverarli un attimino . . . . . La Scienza (anzi: l’atteggiamento razionalistico in generale!) si basa su:

1- Metodo sperimentale (metodo galileiano)

2- Principio di semplicità (Rasoio di Occam)

3- Principio di FALSIFICABILITA’ (di Popper)

Sul primo e sul secondo punto penso non vi sia bisogno di grandi spiegazioni: sapete tutti, più o meno, cosa sono. Il primo serve a stabilire se una teoria scientifica è vera oppure falsa, il secondo serve ad eliminare elementi non necessari da una teoria.

Analizziamo più nel dettaglio il terzo criterio: il falsificazionismo di Popper.

Una certa ipotesi, per poter far parte di una teoria “scientifica”, deve essere FALSIFICABILE. Cosa significa? Significa che deve poter essere possibile stabilire se essa sia vera oppure falsa. Detto con altre parole, una teoria è SCIENTIFICA solo se è sottoponibile al metodo sperimentale. La scienza considera solo teorie falsificabili, perchè è su queste (e SOLO su queste) che è possibile dire qualcosa di oggettivamente valido. Ad esempio, consideriamo la seguente ipotesi: “l’asino che vola esiste”. Essa è una ipotesi FALSIFICABILE? SI’, perchè sappiamo benissimo cosa deve accadere affinchè tale ipotesi venga reputata vera oppure falsa. Basta vedere un asino in volo ed ecco che tale ipotesi viene ritenuta vera. Se nessuno mai, in nessun luogo, in nessun tempo, e in nessun modo, riuscirà a vedere un asino volante, siamo obbligati a supporre che tale ipotesi sia falsa, ovvero dobbiamo ritenere che gli asini volanti non esistano. Se non lo facessimo, il metodo sperimentale non servirebbe a nulla. Tuttavia, prima o poi un asino volante potrebbe sempre comparire da un qualche remoto angolo della Terra, e allora in tal caso l’ipotesi verrebbe confermata. Lo scienziato quindi mantiene un atteggiamento AGNOSTICO nei confronti dell’asino volante, che di preciso significa esattamente questo: “io NON SO se l’asino volante esista, ma sono obbligato a sospendere il giudizio: ovvero CONTINUO, FINO A PROVA CONTRARIA, a pensare temporaneamente che esso NON esista affatto, esattamente come facevo anche PRIMA di considerare tale ipotesi (ero neutrale prima e sono neutrale anche adesso!)”. Assumere temporaneamente che non esista NON è frutto di una mentalità chiusa, perchè lo scienziato è comunque disposto a recepire le prove atte a verificare l’ipotesi, ovvero sa benissimo che se l’ipotesi dovesse essere confermata scientificamente, allora dovrebbe considerare vera l’esistenza degli asini volanti. Ma attenzione: lo scienziato può ritenersi AGNOSTICO nei confronti dell’ipotesi sugli asini che volano SOLO perchè tale ipotesi è FALSIFICABILE: ovvero SAPPIAMO benissimo cosa deve accadere affinchè l’ipotesi venga reputata vera OPPURE falsa. Se TUTTI gli asini che analizzo non volano, sono obbligato a giungere alla ovvia conclusione che l’asino volante non esista, MA assumo COMUNQUE un atteggiamento APERTO nei confronti dell’improbabile ipotesi della sua esistenza, perchè qualcuno potrebbe prima o poi verificare (galileianamente) l’esistenza di un asino che vola. Noi sappiamo cosa è un asino che vola? Sì, perchè la definizione di questa entità è la seguente: un “asino che vola” è un asino in grado di volare. Semplicemente. Quindi siccome so cosa è, so anche quali sono le sue proprietà peculiari, la sua esistenza è dunque un’ipotesi FALSIFICABILE; e quindi tale ipotesi PUO’ anche far parte di una teoria SCIENTIFICA. Ci penserà poi il metodo galileiano a stabilire se tale teoria sia valida oppure no. Questo significa essere agnostici. E badate bene che gli scienziati sono TEMPORANEAMENTE obbligati a pensare che l’asino volante NON esista, e a trattare di conseguenza TUTTE le altre teorie scientifiche sul Mondo esterno come se tale animale non esistesse. Questo è l’atteggiamento AGNOSTICO. Consideriamo ora un’altra questione. Supponiamo che qualcuno affermi: “Dio esiste”. Bene, per poter analizzare tale ipotesi, prima di tutto, non possiamo, non chiederci: “Ok, ma cosa è un dio?”. Ovviamente nessuno lo sa per certo, anche perchè le migliaia e migliaia di religioni che sono esistite sulla faccia della Terra affermano ciascuna una cosa diversa. Quindi, abbiamo tante ideologie e tanti dei (e dee) diversi(e). Vabbè, può darsi che una di queste ideologie abbia ragione. Allora prendiamo il dio di una di queste ideologie e cerchiamo di trattare la questione con neutrale razionalità, come farebbe uno scienziato degno di questo nome. Poichè abito in Italia, prendo, unicamente per questioni di comodità, il dio della religione più diffusa in Italia: il cattolicesimo. Benissimo. Allora, mi informo sul cattolicesimo, e cerco di capire cosa è il “dio cristiano”. Notate che se io non lo facessi non avrebbe alcun senso analizzare “dio”, (perchè non saprei nemmeno di cosa sto parlando!); e poichè non esiste una definizione oggettiva e universalmente accettata di “dio”, quindi sono obbligato a scegliere UN dio per volta e ad analizzarlo. So benissimo, tra l’altro, che ciascuna singola persona ha un’idea di “dio”, e ciascuna idea è sicuramente diversa l’una dall’altra. Quindi, in teoria, dovrei farmi spiegare da ogni singola persona la definizione di “dio” e sottoporre poi l’ipotsi di esistenza di ciascuna di essa ai metodi di indagine della Scienza. Comunque, vabbè, abbiamo deciso di prendere in considerazione un dio di cui conosciamo qualche proprietà: il dio “ufficiale” della Chiesa Cattolica Apostolica e Romana. Ok, allora vediamo un po cosa troviamo nel <>:

[...]

42 Dio trascende ogni creatura. Occorre dunque purificare continuamente il nostro linguaggio da ciò che ha di limitato, di immaginoso, di imperfetto per non confondere il Dio « ineffabile, incomprensibile, invisibile, inafferrabile »43 con le nostre rappresentazioni umane. Le parole umane restano sempre al di qua del mistero di Dio.

43 Parlando così di Dio, il nostro linguaggio certo si esprime alla maniera umana, ma raggiunge realmente Dio stesso, senza tuttavia poterlo esprimere nella sua infinita semplicità. Ci si deve infatti ricordare che « non si può rilevare una qualche somiglianza tra Creatore e creatura senza che si debba notare tra di loro una dissomiglianza ancora maggiore »,44 e che « noi non possiamo cogliere di Dio ciò che egli è, ma solamente ciò che egli non è, e come gli altri esseri si pongano in rapporto a lui ».45

[...]

E ancora:

[...]

202 Gesù stesso conferma che Dio è « l'unico Signore » e che lo si deve amare con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente, con tutte le forze. 247 Nello stesso tempo lascia capire che egli pure è « il Signore ». 248 Confessare che « Gesù è Signore » è lo specifico della fede cristiana. Ciò non contrasta con la fede nel Dio Uno. Credere nello Spirito Santo « che è Signore e dà la vita » non introduce alcuna divisione nel Dio Uno:

« Crediamo fermamente e confessiamo apertamente che uno solo è il vero Dio, eterno e immenso, onnipotente, immutabile, incomprensibile e ineffabile, Padre, Figlio e Spirito Santo: tre Persone, ma una sola essenza, sostanza, cioè natura assolutamente semplice ». 249

[...]

206 Rivelando il suo nome misterioso di YHWH, « Io sono colui che è » oppure « Io sono colui che sono » o anche « Io sono chi Io sono », Dio dice chi egli è e con quale nome lo si deve chiamare. Questo nome divino è misterioso come Dio è mistero. E ad un tempo un nome rivelato e quasi il rifiuto di un nome; proprio per questo esprime, come meglio non si potrebbe, la realtà di Dio, infinitamente al di sopra di tutto ciò che possiamo comprendere o dire: egli è il « Dio nascosto» (Is 45,15), il suo nome è ineffabile, 250 ed è il Dio che si fa vicino agli uomini.

[...]

Insomma, pare proprio che nemmeno l’ideologia cattolica sappia cosa sia il suo dio. Ma cerchiamo comunque di avvinarci al concetto di “Dio” (il dio cattolico, ma gli dei di altre religioni non sono definiti in maniera poi così diversa!) tramite i termini più comunemente usati nel catechismo: “ineffabile”, “incomprensibile”, “inafferrabile”. Ora, lo scienziato a questo punto si chiede: “se una entità è ineffabile, incomprensibile e inafferrabile, come posso capire di cosa si tratta? E soprattutto: come faccio a capire se esiste??”. “Tramite la fede!” direbbe un qualsiasi prelato o teologo cattolico. Dio infatti, così come è definito, è un entità a cui si può credere solo tramite un atto di fede. Questo cosa significa? Significa che tale dio non è un qualcosa nè di definibile nè tantomeno di concepibile, tramite il neutrale uso della Ragione. “Dio trascende ogni creatura” dice il catechismo, il che significa che dio trascende il “creato”, e dunque trascende l’Universo stesso. Dio, secondo la teologia cattolica, è un essere che “trascende” l’Universo stesso. Dio è nell’Universo? No, lo trascende. Ma che significa? Significa che qualunque cosa esista nell’Universo non è Dio. Vabbè, ma quindi che ce ne facciamo?

Mitico Clinton

Chi non ha mai sentito parlare del Clinton, dell'Uva fragola o del vino Fragolino? Per molti di noi, soprattutto se residenti nel Nord-Italia, l'aroma particolare dell'Uva americana evoca ricordi di fine estate, sapori di orti e giardini famigliari, dove non ne mancava mai qualche vite allevata a pergola, a formare lussureggianti topie, generose di ombra nel sole estivo. Tutti sanno che queste viti, resistenti a molti parassiti e la cui origine è in qualche modo collegata al Nuovo Mondo, in Italia non possono essere utilizzate per la produzione di vino commerciale, poiché una legge che risale ai primi decenni del 1900 ne vieta espressamente l'uso in nome della tutela della qualità. Questi hanno cominciato ad essere ottenuti ed utilizzati dopo la seconda metà del 1800 con la diffusione in Europa dei parassiti di origine nord-americana nei confronti dei quali, in misura più o meno estesa, mostravano tolleranza. Erano rustici e particolarmente fertili, ma conferivano il ben noto sapore volpino al vino, che risultava inoltre scarsamente alcolico, poco stabile nel colore, talora più ricco di alcol metilico. I primi ad essere utilizzati, i peggiori dal punto di vista della qualità, erano sovente ibridi naturali, derivati cioè da incroci spontanei: il Clinton da Vitis Labrusca x Vitis vinifera, l'Uva fragola che tutti conoscono, o Isabella, da un semenzale dello stesso incrocio allevato e propagato da Isabelle Gibbs. Ma quale consumo viene fatto di questi vini, che sono fortemente aromatici e non facilmente abbinabili? La risposta è: sono i tipici protagonisti della "merenda delle cinque" e vengono accompagnati solitamente con il cosiddetto "Pan Biscotto", una pagnotta di pane passata in forno per lungo tempo e che viene sbriciolata e inzuppata nel vino. Il Pan Biscotto una volta si faceva in casa, perché si metteva il pane ormai non più buono da mangiare nella stufa che serviva per riscaldamento domestico, e questo si tostava lentamente; ora sarebbe poco conveniente farlo nel forno delle nostre cucine e perciò lo si trova già fatto nei panifici. Assaggiamo per primo il Clintòn, ottenuto da uve omonime. Il colore è rubino piuttosto carico con sfumature violacee; nei profumi, dolci, domina la fragola, ma sono presenti anche spiccati toni vegetali, e nel sottofondo accenni di frutta di bosco nera. In bocca il vino è molto diverso: è di corpo medio ed è dominato da note asprigne. Sul Fragolino c'è subito un equivoco da dissipare: non è lo stesso Fragolino, abbastanza diffuso, che si trova imbottigliato e che è un vino aromatizzato al gusto di fragola. Questo è l'autentico, ottenuto da uva fragola, ed alla rimozione del tappo ci riserva una sorpresa: un'autentica fontana si sprigiona dalla bottiglia. Il vino è infatti effervescente, ed è stato mosso durante il trasporto. Si presenta di colore rubino non troppo carico, un po' opaco; al naso è dominato da profumi di fragola matura che inizialmente sono sporcati da note sulfuree. Dopo qualche minuto la situazione migliora, e in bocca si esprime dolce, rotondo, molto godibile.