29 agosto 2013

Staminali contro lo scompenso cardiaco



Un'iniezione di staminali in vena per curare o addirittura prevenire lo scompenso cardiaco, la sindrome del 'cuore stanco', emergenza epidemica in un mondo che invecchia. E' l'obiettivo al quale sta lavorando un team di scienziati del King's College di Londra, che in uno studio su roditori pubblicato su 'Cell' hanno dimostrato l'effettivo potere rigenerativo delle cellule staminali cardiache, e la loro naturale capacita' di dirigersi verso il cuore nel caso in cui vengano iniettate dall'esterno. Una volta introdotte nel circolo sanguigno, queste cellule ritrovano spontaneamente la strada di casa: per un meccanismo chiamato 'homing', indipendentemente da dove entrano si dirigono verso il cuore e lo ricolonizzano, cosi' da poter fare quello per cui sono state programmate: aggiustare il 'muscolo della vita'. In futuro, quindi, si potrebbe pensare a trattamenti mini-invasivi in cui le staminali del cuore del paziente, coltivate e moltiplicate in laboratorio, vengano reiniettate non direttamente dentro il muscolo cardiaco (iniezione intramiocardica) o nei vasi coronarici (intracoronarica), bensi' attraverso una normalissima puntura sulla pelle, un'iniezione intravenosa. La ricerca e' finanziata dalla Commissione europea attraverso il Settimo Programma quadro. Gli studi clinici, volti a verificare l'efficacia di questo approccio nel prevenire e trattare lo scompenso cardiaco nell'uomo, dovrebbero partire all'inizio del 2014.
Lo scompenso cardiaco si verifica quando il cuore non ha piu' la forza di pompare abbastanza sangue, quindi ossigeno e nutrienti, verso gli organi e i tessuti dell'organismo. Oggi si cerca di contrastare le cause che portano allo scompenso (dalle malattie coronariche all'infarto, all'ipertensione), ma una volta che l'insufficienza d'organo si verifica e progredisce, l'unico trattamento possibile e' il trapianto di cuore. Riuscire a rigenerare l'organo sfruttando la sua stessa capacita' di auto-ripararsi, quindi utilizzando le cellule staminali del paziente, e' un obiettivo che la scienza insegue da tempo. "In un cuore sano – spiegano gli autori dello studio inglese, Georgina Ellison e Bernardo Nadal-Ginard – la quantita' di staminali cardiache e' sufficiente a riparare il tessuto muscolare del cuore. Tuttavia, nel cuore danneggiato molte di queste cellule non riescono a moltiplicarsi o a produrre nuovo tessuto muscolare. In questi casi, potrebbe essere possibile rimpiazzare le staminali danneggiate o somministrate di nuove cresciute in laboratorio".

01 agosto 2013

Trapianti: cellule antirigetto al posto dei farmaci.



Un nuovo metodo, testato con successo per ora sui topolini, è stato ideato dal gruppo dell’italiana Giovanna Lombardi ora al King’s College di Londra. Il trucco è semplice: con un prelievo di sangue del paziente prima del trapianto si isolano e si moltiplicano in provetta cellule specifiche (linfociti T regolatori o Tregs) che sopprimono solo le cellule immunitarie causa del rigetto. Dopo il trapianto queste Tregs specifiche si re-iniettano in gran numero nel sangue del paziente e impediscono le reazioni di rigetto.
“Noi abbiamo separato una piccola percentuale dei linfociti T regolatori (Tregs) – spiega Lombardi intervistata dall’ANSA. Queste cellule esistono in tutti noi e hanno la funzione di bloccare una qualunque risposta immunitaria contro il proprio corpo. Abbiamo purificato solo le Tregs antirigetto, altamente specifiche per un certo trapianto”. Queste Tregs, moltiplicate in provetta, sono poi state iniettate a un topo che aveva ricevuto un trapianto di pelle, impedendone il rigetto. Senza l’iniezione di Tregs, invece, il rigetto si verifica.
FONTE:ANSA -  Ordine Medici Palermo