Un'iniezione di staminali in vena
per curare o addirittura prevenire lo scompenso cardiaco, la sindrome del
'cuore stanco', emergenza epidemica in un mondo che invecchia. E' l'obiettivo
al quale sta lavorando un team di scienziati del King's College di Londra, che
in uno studio su roditori pubblicato su 'Cell' hanno dimostrato l'effettivo
potere rigenerativo delle cellule staminali cardiache, e la loro naturale
capacita' di dirigersi verso il cuore nel caso in cui vengano iniettate
dall'esterno. Una volta introdotte nel circolo sanguigno, queste cellule
ritrovano spontaneamente la strada di casa: per un meccanismo chiamato
'homing', indipendentemente da dove entrano si dirigono verso il cuore e lo
ricolonizzano, cosi' da poter fare quello per cui sono state programmate:
aggiustare il 'muscolo della vita'. In futuro, quindi, si potrebbe pensare a
trattamenti mini-invasivi in cui le staminali del cuore del paziente, coltivate
e moltiplicate in laboratorio, vengano reiniettate non direttamente dentro il
muscolo cardiaco (iniezione intramiocardica) o nei vasi coronarici
(intracoronarica), bensi' attraverso una normalissima puntura sulla pelle,
un'iniezione intravenosa. La ricerca e' finanziata dalla Commissione europea
attraverso il Settimo Programma quadro. Gli studi clinici, volti a verificare
l'efficacia di questo approccio nel prevenire e trattare lo scompenso cardiaco
nell'uomo, dovrebbero partire all'inizio del 2014.
Lo scompenso cardiaco si verifica
quando il cuore non ha piu' la forza di pompare abbastanza sangue, quindi
ossigeno e nutrienti, verso gli organi e i tessuti dell'organismo. Oggi si
cerca di contrastare le cause che portano allo scompenso (dalle malattie
coronariche all'infarto, all'ipertensione), ma una volta che l'insufficienza
d'organo si verifica e progredisce, l'unico trattamento possibile e' il
trapianto di cuore. Riuscire a rigenerare l'organo sfruttando la sua stessa
capacita' di auto-ripararsi, quindi utilizzando le cellule staminali del
paziente, e' un obiettivo che la scienza insegue da tempo. "In un cuore
sano – spiegano gli autori dello studio inglese, Georgina Ellison e Bernardo
Nadal-Ginard – la quantita' di staminali cardiache e' sufficiente a riparare il
tessuto muscolare del cuore. Tuttavia, nel cuore danneggiato molte di queste cellule
non riescono a moltiplicarsi o a produrre nuovo tessuto muscolare. In questi
casi, potrebbe essere possibile rimpiazzare le staminali danneggiate o
somministrate di nuove cresciute in laboratorio".