Il mondo cambia e tutti ce ne accorgiamo, anno dopo anno, con l’alternarsi delle stagioni e non abbiamo il bisogno delle statistiche e delle informazioni (sempre sensazionali) che ci propinano i mezzi di comunicazione.
25 dicembre 2008
Ma quali inverni?
23 dicembre 2008
Lettera aperta a Babbo Natale
Caro Babbo Natale, ti scrivo per la prima volta, e sento il bisogno di farlo, non per chiederti di ricordarti di me per Natale, ma per scusarmi di non averlo mai fatto prima.
"La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte..." Cominciava così la vecchia filastrocca dedicata alla Befana, e lei era, da sempre, presente nell’immaginazione di noi bambini con l’aspetto di una vecchietta curva e mal in arnese, ma ancora autoritaria e con un caratteraccio da mettere in soggezione anche i più discoli.
Il mio ricordo indelebile è fissato nel momento dell'improvviso risveglio, provocato dal trambusto proveniente dalla cucina, che mi faceva scendere di scatto dal letto per correre verso ciò che immaginavo già.
15 dicembre 2008
Al Trivio, Rovereto
Però la piazzetta è tra le più conosciute, carica di storia per il paese, un angolo di ritrovo per i giovani in evidenza e i meno giovani evidenti.
C'è anche tanto di monumento: un bel proietto da 380mm italiano della prima guerra mondiale e sotto la lapide che riporta il numero delle case distrutte durante quegli anni.
Non grande all'interno anche se su più piani, arredo moderno, piccolo banco bar con esposizione di liquori da capogiro per la ricercatezza, tavolo a parte con i vini aperti perché si può ordinare anche al bicchiere ,vini di nome: più o meno gli stessi che fanno bella mostra in tutti i locali come questo.
La cameriera che accoglie e spoglia dopo aver verificato dalla dirigente o proprietaria :comunque caposala: pochi attimi di dubbio poi la conferma che potevamo accomodarci in uno dei quattro tavoli liberi sugli otto presenti a quel piano.
La caposala porta i (grandi) menù ,piatti unici,piatti assaggio e lista specialità; ci attira il risotto al radicchio e formaggio che si fa solo per due ,(bene; siamo in due) e che ordiniamo quando torna ma :
Scusate se non vi ho detto prima che il risotto non è possibile farlo perchè abbiamo una comitiva di 24 persone e poi la cucina sta per chiudere (alle 13 e 30?) .
allora un opterei per......non mi lascia finire la frase.
Non voglio sembrare invadente (ha no!) ma vi consiglio il piatto unico con un primo e un secondo insieme .
sguardo tra il perplesso e il sorpreso :noi; sicuro il suo, sottolineato da oscillazione del capo in segno di : o così o non sò! Vada per il piatto unico.
Acqua e vino ,anche al bicchiere.
Acqua minerale frizzante e un bicchiere di marzemino.
Arriva la cameriera con l'acqua già aperta che, con velocità incredibile, ha già versato nei bicchieri.
Ci guardiamo .. . già aperta , ma neanche a Nairobi!
Arriva la Major con il vino, mostra la bottiglia , non conosco il produttore ma l'assagerò. Se ne va.
Torna con il bicchiere di vino già fatto lo appoggia al tavolo e se ne và.
Ma dai! neanche al dopolavoro ferroviario.
Ed eccolo lì! solito vino barricato che, a parte la forte impronta disegatura di faggio cotta, permette di riconoscere pochi altri gusti, non che non mi piace ma anche qui la moda.
La moda è la masterizzazione dell'enogastronomia d'assalto :tutti sulle barricate!
Il piatto unico arriva in tempo record e non fa mistero del suo viaggio dal frigorifero al tavolo passando per il microonde (porcellana gelata ai bordi ,pietanza da altoforno) non permette che di apprezzarne che la composizione.
Non ci addentriamo nella scelta dei dolci dopo la vista della crema di gelato e spezie del tavolo vicino che dimostra la sua provenienza da freezeer al momento di essere tagliata.
Andiamo direttamente al caffè ben servito con alcuni biscottini, ma in linea con chi lo ha preceduto: bollente, lungo, aroma bruciato .
Vorremmo prenderci il tempo per parlare del nostro e del posto ma e un continuo roteare della cameriera e dell'altra a chiedere se vogliamo altro e se andava tutto bene e se gradiamo non si sà chè, e che cosa e ancora.
Infine sono passate alle vie di fatto, sprarecchiando un pezzo alla volta ,tanto che l'abbiamo preso per un invito a liberare il campo.
Entrata ore 13 e 30 due piatti unici con porzione di tagliata ai ferri ripassata al microonde con giro d'olio ed erbe, 75cc di acqua minerale frizzante, un bicchiere di vino marzemino del trentino ,due caffè accompagnati da alcune scheggie di biscotto , pane e coperto, uscita 14 e 15 , spesa quarantotto euro .
Prendono carte di credito ma perdono clienti :due sicuramente.
12 dicembre 2008
Perchè l'ho cancellato dal mio navigatore
Uno dopo l'altro li ho visti tutti nudi e reali: gli alberghi, gli impianti di risalita,i parcheggi,l'ospedale,i servizi pubblici ;anno dopo anno fatti di delusioni che si sommano e infine anche i locali tipici.
Infine anche il mio posto, già, perché dopo aver eletto da anni questo locale come il mio "posto fisso" ogni volta che sono in questa città per lavoro o vacanza (la primavera per il sole,l'estate per il fresco,l'autunno per i funghi,l'inverno per sciare e per le fiere, le sagre, i mercati) ho sbattuto la faccia su un aspetto che non avevo mai conosciuto nè previsto di trovare qui.
Tutte le volte che vengo nel "mio posto fisso",mangio,bevo e ricarico di birra tre bottiglioni tipici del locale con il suo logo e acquistati qui.
Domenica nell'aprire uno dei bottiglioni il tappo si è rotto,un tappo di plastica bianco da pochi centesimi;bè poco male mi dico e dico a chi stava al banco .
-Scusa puoi darmi un'altro tappo?
-noi non abbiamo i tappi-
-Allora(rido) vuoi farmi comperare un'altro bottiglione solo per un tappo o mi fai andare via con il bottiglione aperto?
-noi non diamo solo tappi e riempiamo i bottiglioni che si chiudono-
-Scusa (non rido) perdi la vendita e forse anche il cliente per il valore di un tappo di plastica?
-nessuna risposta ......braccia allargate.
Resto allibito . . .ho capito bene? e sì ho capito bene!
Non abbiamo mangiato, non abbiamo bevuto non abbiamo ricaricato i bottiglioni e credo che, forse ,non avrò più il mio posto fisso in questa città
Sintesi: Tipicità locali? campagna di accoglienza turistica?espressione di un territorio e dei suoi abitanti?
Ma allora non è vero che c'è crisi e dobbiamo essere più disponibili e adattarci alle condizioni di un mercato più difficile ,selettivo che sta perdendo consumatori,e che pertanto di tutto deve essere fatto per tenersi stretti i clienti ,coloro che permettono agli esercizi di sopravvivere.
C'è chi lo ha capito e chi no. Peccato.
01 dicembre 2008
Ode a "la Salamina"
Prima ad védrat int al piat,
o bèla salamina,
at sént int l’aria!...
L’è al tò profùm che, a curóna,
al t’zzircónda come ’na regìna.
Regìna di salàm ti t’jé!...
Délizzia rara,
vant e argój
dla nostra Frara.
Adéss t’jé lì ch’at fum
davanti a mi,
rutundéta e grasstìna,
ligàda strich da tuti i vèrss;
da sóta ad sóra
e anch par travèrss.
T’jé lì ch’at difendi ancóra
cal tesór ch’at gh’a déntar:
al balsam dal tò corp
che, come ’na sgnóra,
t’al fa desideràr…
A n’in póss più!...
At vój magnàr!...
At cucc un puchìn
par guardàrat bén bén;
e pò, pian pianìn,
a t’infilzz còl curtèll
a at vérz a mità:
j òcc i’m ssa slàrga, am tìra al pinguèl, am sùda al palà…
Al sugh tò lusént,
ch’al ’t cóla pr’i fianch,
jè làgarm d’amór
verssàdi par mi.
At ringràzzi, salàma!...
At ringràzzi, col cuór:
al tò sacrifìzzi
t’l’à fat con unór!.
29 novembre 2008
Gran dottori
Curar la salute degli altri con tutto se stesso,
un tempo era nobil missione, adesso è bottega.
Ippocrate sviene guardando chi gli giura adesso,
dottori per soldi,e chi soffre? M’importa na’ sega!
Sicuri, azzimati, si senton profeti a gran parolone,
a chi nelle diagnosi crede, già levano ogni speranza.
Saranno dolori e paure, che niente era l’inquisizione
Profeti dell’esperimento, conducon la macabra danza
.
La scienza, con malati ottusi, si scontra sovente,
se a cura perfetta, paziente non presta attenzione
si aggrava sol per un dispetto e non merita niente.
Gli venga taciuta la fine, parlandogli di guarigione.
22 novembre 2008
Abbinare necesse! 4
Nell' analisi visiva sono due, praticamente riguardano l'aspetto estetico del piatto cioé i suoi colori ma anche la disposizione . Il detto che l'occhio vuole la sua parte vale ancora di più per il cibo che per il vino. Una cosa è se vi servono delle fette di prosciutto arricciate, con una fogliolina profumata accanto su un piatto di portata elegante, un'altra è se lo stesso prosciutto vi viene servito nella stessa carta in cui è avvolto. Quindi l'aspetto del cibo è fondamentale, ci invita a mangiare, ci dà il benvenuto informandoci che il cuoco ci sa fare, oppure ci può respingere. Nell' analisi olfattiva abbiamo i profumi di cottura che sono variegati, particolari, ci possono essere sensazioni di qualunque tipo, e poi c'è l' aromaticità naturale perché tutti gli alimenti hanno un proprio profumo. Quindi non solo esistono i profumi di cottura che la fiamma del fuoco, il vapore, la brace attirano sul cibo ma soprattutto quella che è l'aromaticità naturale del cibo a crudo. Altra cosa importante da valutare nei profumi è la temperatura: per il vino la temperatura di degustazione va da un minimo di 6°C fino a 18°C, ma il cibo possiamo mangiarlo dagli 0°C (es: gelati) fino ad arrivare ai 40°C (es: brodo). La temperatura più alta o più bassa influisce come sappiamo sulla percezione delle sensazioni, sulla volatilità dei profumi, sull'intensità e sulla persistenza degli aromi ed in particolare bisogna tener presente che le temperature molto basse o molto alte di un cibo non sono abbinabili al vino perché entrambe portano all'atrofia parziale e temporanea delle papille gustative e tattili dell'apparato boccale. E' molto meglio l'acqua che riporta ad una normale temperatura la nostra lingua per far scorrere nuovamente il vino. L'aspetto visivo insieme all'olfatto nel cibo influiscono in un modo incredibile sulle nostre sensazioni gusto-olfattive. Tutti sanno cos'è l' acquolina in bocca , quella sorta di secrezione ghiandolare che si forma in bocca quando noi sentiamo l'odore del pane appena sfornato, o di una frittura, o di un arrosto speziato, e sentiamo sensazioni di appetito anche se abbiamo già mangiato. E' una reazione puramente nervosa ma naturale. Questa acquolina è parte integrante della succulenza stessa del cibo. L'esame visivo e quello olfattivo restano certamente validi nella scelta di un vino, ma per l'abbinamento con un cibo ci serve soprattutto l' esame gustativo . Come per il vino anche per il cibo abbiamo i quattro sapori fondamentali che sono il dolce sulla punta della lingua, l' acido ed il salato sui lati, e l' amaro sul fondo, con in più le sensazioni di grasso e untuoso , due sensazioni tattili di natura diversa: entrambe vanno ad impastare la lingua, coprono e inibiscono le nostre capacità sensoriali nell'ambito della bocca (nel caso dell'untuosità quasi totalmente, per la grassezza solo parzialmente). C'è poi l' aromaticità naturale del cibo che si può aumentare a crudo oppure a cotto con le erbe aromatiche, le spezie e le droghe, che hanno sempre funzioni di copertura dei sapori, o arricchimento, o protezione igienica perché distruggono la flora batterica che può danneggiare l'alimento. Infine abbiamo la persistenza gusto-olfattiva , cioè quanto a lungo dopo la masticazione e la deglutizione il sapore del cibo si mantiene all'interno della bocca. Anche qui ci sono dei cibi che restano talmente a lungo che ci obbligano a ripulire la bocca per passare ad altre preparazioni, altri invece che scompaiono quasi immediatamente. L'elemento della persistenza del vino e quello del cibo è uno degli elementi di analogia , cioè se il vino ha una lunga persistenza deve essere abbinato ad un cibo cha ha la stessa identica persistenza. Al contrario una persistenza poco percettibile come quella di una bistecca non si deve accompagnare ad un Brunello che è troppo persistente, si deve andare invece su un Chianti leggero ad esempio dei Colli Senesi che è morbido, meno strutturato e soprattutto meno persistente. Le componenti gustative che ci interessano di più nel vino sono queste:
ACIDITA’, SAPIDITA’: Queste percezioni danno in bocca soprattutto sensazioni di freschezza e pulizia.
EFFERVESCENZA: è un carattere rafforzativo dell’acidità.
ALCOL, TANNINO: Hanno funzioni diverse, oltre a conferire una buona struttura al vino danno alla bocca note disidratanti e creano astringenza.
MORBIDEZZA, PROFUMI, AROMI: Danno insieme la piacevolezza del vino.
20 novembre 2008
Abbinare necesse! 3
Il vino si abbina al cibo per meglio qualificarlo, per farlo apprezzare ed esercitare sul cibo una funzione di supporto liquido e riuscire a bilanciare certe sensazioni estreme che il cibo può avere. In un perfetto abbinamento il cibo ed il vino debbono essere l'uno al servizio dell'altro senza sovrastarsi. Altra regola fissa è che è molto più semplice abbinare un cibo squilibrato piuttosto che un cibo senza eccessi. Nella tradizione della gastronomia si cerca si limitare tali eccessi mediante il sistema dei contorni, cioè affiancando al cibo base qualcosa che ne moderi certe sensazioni. Più un cibo è perfettamente equilibrato più avremo difficoltà ad abbinarlo, perché è come se inserissimo in un certo senso in un cerchio perfetto qualcosa che non trova spazio. L'abbinamento più facile si ha con vini abbastanza equilibrati, vini cioè che hanno sbilanciamento tra durezza e morbidezza, con cibi che hanno questi sbilanciamenti in senso opposto. Quando parliamo di abbinamento tradizionale oppure psicologico oppure a tema parliamo di quelli che sono gli abbinamenti standard. E' scontato un piatto tradizionale abbinato ad un vino locale ma oggi sono i più difficili perché i vini non sono più quelli di una volta.Anche un abbinamento riuscito con una tavolata di clienti potrebbe non essere ugualmente vincente se offerto ad altri. E' il caso in cui subentra il fattore psicologico. L'abbinamento a tema è quello più semplice ma è anche il meno usato dal sommelier, perché si tratta del caso in cui il cliente ordina in anticipo il vino e su quel vino si costruisce il cibo. "In un corretto abbinamento il vino dovrà armonizzarsi con il cibo contrastandone le sensazioni". Tutte queste sensazioni sono riferite ad un singolo alimento oppure alla preparazione di un piatto.Il metodo di abbinamento comunemente riconosciuto si basa su due criteri specifici: “il contrasto e l’analogia”
Contrasto perché alcune sensazioni del vino e del cibo bilanciano gli squilibri dell'altro, analogia perché in alcuni casi le sensazioni mantengono lo stesso rapporto, la stessa tipicità. Mettere in contrasto cibo e vino significa sostanzialmente cercare un equilibrio proprio dal punto di vista fisico, della struttura.Se un vino è troppo ampio intenso e persistente e abbiamo un cibo povero di sensazioni il vino lo sovrasterà completamente.Tutti i vini possono trovare un abbinamento anche se presi da soli non sono di spessore, e soprattutto in ambito locale vedono la migliore collocazione. Quando si parla di analogia è perché non tutto deve contrastare, in quanto se mettiamo in contrapposizione oltre alla fisicità anche gli aromi ed i sapori allora non va più bene. Dobbiamo cercare invece le affinità utili per costruire l'armonia gusto-olfattiva. Ad esempio il tartufo bianco di Alba non ha una grande struttura ma ha un intenso corredo aromatico, se lo mettiamo sulle uova che sono l'abbinamento principe non abbiamo bisogno di un vino potente bensì delicato e fortemente aromatico. Se al contrario quel tartufo lo mettiamo su un piatto di fettuccine all'uovo allora cercheremo nel vino anche la struttura.
19 novembre 2008
Abbinare necesse! 2
La Scuola Inglese : Sostiene l'assoluta indipendenza da ogni scelta.”Ciascuno di noi deve lasciarsi guidare dal proprio gusto e dalle proprie preferenze, senza seguire regole prestabilite... solo il nostro gusto ci dice come assaporare e gustare ogni cibo, ogni vino".Concettualmente giusto ma... vedete voi un abbinamento un passito di Pantelleria con della carne alla brace ?
La scuola Francese : Basandosi sempre sul gusto personale ha elaborato delle regole che rappresentano una guida che non permette di compiere degli errori grossolani.
La scuola Italiana : Ha approfondito il tema dell'abbinamento cibo vino considerando tutte le caratteristiche olfattive e gustative sia del cibo che del vino.
Regola 1- Nessun grande vino liquoroso bianco va servito con carni rosse e selvaggina
Regola 2- Un grande vino rosso non deve essere servito con pesci crostacei o molluschi.
Regola 3 -I vini bianchi vanno serviti prima dei rossi (qui abbiamo molte eccezioni come un un vino passito con un dessert, un moscato d'Asti con il panettone ecc.)
Regola 4 -I vini leggeri vanno serviti prima di quelli robusti.
Regola 5- Vanno serviti prima i vini che necessitano di una bassa temperatura di servizio (spumante prima, rossi quasi a temperatura ambiente dopo)
Regola 6- I vini vanno serviti secondo una crescente gradazione alcolica
Regola 7- Abbinare ad ogni piatto il proprio vino, se si hanno pochi vini servire pochi piatti.
Regola 8- Servire i vini nella loro migliore stagione (novelli a fine anno, rossi in inverno bianchi in estate)
Regola 9- Separare ogni vino bevendo un sorso d'acqua.
Regola 10- Non servire un solo grande vino in un pasto, nè la bottiglia nè l'uomo devono essere da soli a tavola
18 novembre 2008
Abbinare necesse!
Riuscire ad abbinare sapientemente 'cibo' e 'vino' significa creare un'armonia di profumi e gusti, il modo migliore per poter esaltare le caratteristiche di entrambi.
Non dico di stabilire precise regole di abbinamento, ma esprimere o dare delle indicazioni è molto difficile in quanto sia il cibo che il vino sono sostanze complesse che possono dare sensazioni gustative ed olfattive molto diversificate.
Da un lato abbiamo le infinite possibilità fornite dal sapore dei cibi che dipende, sia dagli ingredienti usati, che dalle modalità di preparazione della pietanza (una maggiore cottura conferisce un sapore più amaro, l'utilizzo di spezie conferisce sensazioni aromatiche, ecc.).
Dall’altro lato siamo storditi dalle molteplici sfaccettature che possiamo cogliere dalle caratteristiche organolettiche di un vino.
Queste,a loro volta, dipendono dal vitigno utilizzato, dai diversi tipi di terreni e condizioni climatiche, oltre che dai diversi stili di produzione (per esempio l'invecchiamento in botti di legno rende un vino più corposo e morbido).
Questo ricco scenario comporta, da una parte, l'esigenza di ricorrere ad esperti, dall'altra, l'opportunità di indicare solo generalmente la tipologia di vino da utilizzare.
Ad ogni buon conto è universalmente condivisa,come regola generale, che in un buon abbinamento, il vino non deve predominare sul piatto e viceversa: il corpo del vino deve essere adeguato alla struttura della pietanza.
Semplicemente vale la formula che un piatto dal sapore delicato richiede un vino "leggero", mentre un piatto ricco richiede un vino ben strutturato.
13 novembre 2008
Certe notti
09 novembre 2008
Luna di primavera da "Opus Incertum"
Luna di primavera ,delicata, scopre
col suo chiarore ,quasi spiando,
la pelle tua che sfugge, come lepre,
al cacciatore che la sta aspettando.
Scivola il velo e la sua trama riga
un moto, appena, di imbarazzato riso,
che subito si smorza e che m’intriga
forzandoti lento, paziente ma deciso.
In quell’istante cadono i misteri
e ansante ti riveli, nell’affanno,
loquace dall’immobile che eri;
bugie sincere per la notte vanno.
07 novembre 2008
Una fabbrica di speranza
02 novembre 2008
Fagoto de piton
Par oto che magna
On peto de piton de 2 chili, intiero
2 fete de sopressa co l'ajo, grosse 1/2 zm.
2 fete de speck grosse 1/2 zm.
2,5 eti de ricota
5 fete de panzeta
1 zeola
1 carota
1 sculiero de erbete miste secà (osmarin, salvia, timo,ec.)
sale
3 sculieri de ojo stravergine de oliva
1 goto de vin bianco seco
spago da cusina
Se fa cussì:
1. Tajare el peto de piton in modo da fare na specie de bisteca unica;
2. Masenare tuto insieme la sopressa, el speck e na feta de panzeta: fare on paston de sta roba smissiando ben co la ricota;
3. Destirare la bistecona de piton, salarla e spolvararla co na parte dele erbete;
4. Metarghe dessora el paston, assando tuto torno on paro de zm. de bordo;
5. Inpiegare a metà la feta e cusirla tuto torno col spago da cusina (inzegneve par l'ago, ma i ghe ne vende de fati aposta...);
6. Fissare do fete de panzeta par parte, jutandove co d'i stecadenti;
7. Spolvarare ben de sale e col resto dele erbete da tute do le parte el fagoto;
8. Tajare a tochi grossolani la zeola e la carota e metarle so na tecia da forno co l'ojo;
9. Fare rosolare a fogo vivo da tute do le parte el fagoto;
10. Metare in forno a 180° e cusinare ben, dopo verghe butà so la tecia el vin bianco. Ricordeve de girare ogni tanto el fagoto parché el ciapa colore da tute do le parte;
11. 2 ore e meza dovaria bastare, ma regoleve dal colore e ste 'tenti che no se brusa la panzeta (bagnare col pocio);
12. A cotura finia, cavàre dal forno e assare rafredare on poco e tajare fete de 1 zm. de spessore;
13. Intanto zontarghe on goto de brodo de dado al fondo de cotura e darghe on bojo zontandoghe 2 sculiarini de farina: basta du minuti;
14. Frulare tuto el pocio, che'l servirà par butarlo caldo de bojo so le fete del fagoto servie sol piato;
15. Sa ghi par le man del bon vin Raboso, la festa xe fata.
27 ottobre 2008
Cappuccet Red & the lup
One mattin Cappuccet Red's mamma dissed: "Dear Cappuccett, take this cest tothe nonn, but attention to the lup that is very ma very kattiv! And torn prest! Good luck! And in bocc at the lup!".
Cappuccett didn't cap very well this ultim thing but went away, da sol, with the cest.
Cammining cammining, in the cuor of the forest, at acert punt she incontered the lup, who dissed:"Hi! Piccula piezz'egirl! 'Ndove do you go?".
"To the nonn with this little cest, which is little but it is full of a sacc of chocolate and biscots and panettons and more and mirtills", she dissed.
"Ah, mannagg 'a Maruschella (maybe an expression com: what a cul that had) dissed the lup, with a fium of saliv out of the bocc.
And so the lup dissed:"Beh, now I dev andar because the telephonin is squilling, sorry."And the lup went away, but not very away, but to the nonn 's House.Cappuccett Red, who was very ma very lent, lent un casin, continued for her sentier in the forest.
The lup arrived at the house, suoned the campanel, entered, and aftersaluting the nonn, magned her in a boccon.
Then, after sputing the dentier, he indossed the ridicol night beret and fikked himself in the let.When Cappuccett Red came to the fint nonn's house, suoned and entered.
But when the little and stupid girl saw the nonn (non was the nonn, but the lup, ricord?) dissed:"But nonn, why do you stay in let?".
And the nonn-lup:"Oh, I've stort my cavigl doing aerobics!"."Oh, poor nonn!", said Cappuccett (she was more than stupid, I think, wasn't she?).
Then she dissed:"But...what big okks you have! Do you bisogn some collir?"."Oh, no! It's for see you better, my dear (stupid) little girl",dissed the nonn-lup.
Then cappuccett, who was more dur than a block of marm:"But what big oreks you have! Do you have the Orekkions?"
And the nonn- lup:"Oh, no! It is to ascolt you better".And Cappuccett (that I think was now really rincoglionited) said:"But what big dents youhave!".
And the lup, at this point dissed:"It is to magn you better!".And magned really tutt quant the poor little girl.
But (ta dah!) out of the house a simpatic, curious and innocent cacciator of frodsented all and dissed:"Accident! A lup! Its pellicc vals a sac of solds".
And so, spinted only for the compassion for the little girl, butted a terr many kils of volps, fringuells and conigls that he had ammazzed till thatmoment, imbracced the fucil, entered in the stanz and killed the lup.
Then squarced his panz (being attent not to rovin the pellicc) and tired fora the nonn (still viv) and Cappuccett (still rincoglionited).
And so, at the end, the cacciator of frod vended the pellicc and guadagned honestly a sacc of solds.
The nonn magned tutt the leccornies that were in the cest.
And so, everybody lived felix and content (maybe not the lup!)
22 ottobre 2008
Caccia grossa
20 ottobre 2008
Etta
In un rifugio di montagna, viveva un tempo una giovane di nome Hildeghardekinderschwarzenpirlenscheider Gazzaniga ma conosciuta dai valligiani come Etta diminutivo di schiavetta per via delle preferenze enologiche del padre che tramandò alla figlia in forma anche più ampia.
"La mia infelicità,come il mio fiatone, é così grande che non puoi nemmeno immaginare.
"Non é niente" fece il vecchio. "Tornatene alla cantina, hai già ciò che desideri."Etta riuscì a trascinarsi fino a casa; aprì la porta della cantina e per la sorpresa rimase inchiodata sulla soglia. Sopra al tavolo, c'erano preziosi calici e pregiate caraffe e levatappi d’osso sacro di bue muschiato e posate d’oro tavoli apparecchiati con pietanze meravigliose. Sul bancone una bella divisa da chef, mentre un altra da maggiordomo era posato su una panca ed una terza da feldmaresciallo di sala era alla carta dei vini. Etta urlò dalla gioia e si affrettò a provarli e mise subito alla prova il tutto stappando e bevendo bottiglie di vino a più non posso.
Si! rispose Etta ,anzi vieni ben qui che ti faccio l’esamino: orale e pratica!
Etta si chiuse con il giovane nella cantina e ne uscì solo dopo un mese e il bel giovane, che chiaramente era riuscito a superare l’esame per il posto da assaggiatore, le aveva anche chiesto di sposarlo.
17 ottobre 2008
pluviam
MISSALE ROMANUM
ORATIONES DIVERSÆ
_______________________
16. AD PETENDAM PLUVIAM
Oratio
DEus, in quo vívimus, movémur et sumus: plúviam nobis tríbue congruéntem; ut, præséntibus subsídiis sufficiénter adiúti, sempitérna fiduciálius appetámus. Per Dóminum.
Secreta
OBlátis, quǽsumus, Dómine, placáre munéribus: et opportúnum nobis tríbue plúviæ suffíciéntis auxílium. Per Dóminum.
Postcommunio
DA nobis, quǽsumus, Dómine, plúviam salutárem: et áridam terræ fáciem fluéntis cæléstibus dignánter infúnde. Per Dóminum.