08 giugno 2023

I mandorlini del ponte




Quel paese di pianura, sorto temporibus illis e cresciuto lungo il fiume, era in apparenza del tutto simile ai tanti paesi di pianura, ma se ne stava immerso in un crocevia di umori meteorologici e meteoropatici raramente riscontrabili altrove.
Dalla sommità dell'argine del fiume appariva placidamente disteso, sia nel caldo afoso delle estati che nella nebbia gelida degli inverni, in quella zolla di terra grassa e umida dove assisteva imperterrito, al ripetersi del miracoloso fenomeno della vita.
Nel borgo ci stava tutto ciò che di solito si trovava nei paesi di pianura: le strade, le case, la gente comune e la gente speciale, come il dottore che insieme al parroco, al sindaco e al maresciallo dei carabinieri non solo rappresentano le istituzioni, ma erano le persone più autorevoli e rispettate.
Il medico condotto che prestava assistenza sanitaria agli abitanti nel territorio comunale, era lo stimato dottor Arbaltini, nato e cresciuto nel paese. Di solito lo si poteva trovare in ambulatorio fino a tarda sera e, sovente, lo si incrociava per il paese a passo svelto e borsa in mano.
Per sua abitudine faceva ogni giovedì il giro di quei suoi assistiti che, per età o stato fisico, riteneva di dover seguire con particolare attenzione, andando a visitarli al loro domicilio.
Quel giorno il dottore aveva deciso di iniziare il suo giro di visite dalla signora Adelina, la Lina per i paesani e anche per lui, che aveva visitato giorni addietro per una distorsione a un piede.
Ah! La signora Adelina, la sempre disponibile e onnipresente Lina, lui l’aveva conosciuta e apprezzata fin da ragazzino quella gioviale signora sempre sorridente, ma con un carattere forte che gli aveva permesso di superare le dolorose prove alle quali la vita l’aveva sottoposta.
La casa della Lina si trovava di poco oltre le ultime case del paese, dopo la strada che portava al ponte sul fiume e lei, ormai avanti negli anni, abitava da sola nel grazioso villino che aveva, davanti all'ingresso, un giardino dove facevano bella mostra dei rigogliosi e profumati cespugli di rose antiche.
Dietro alla casa, verso il fiume, c’era l'orto, ordinato e suddiviso in parcelle regolari e costeggiate da piccoli sentieri dove l’Adelina era inciampata procurandosi la distorsione.
Il dottor Arbaltini aveva fermato l’auto proprio di fronte al cancelletto del villino che trovò aperto, sembrava che lo stessero aspettando. Imboccò Il piccolo vialetto lastricato che portava fin davanti all’ingresso della casa e anche il portoncino d’ingresso era aperto, appena accostato, segno che era proprio atteso.-
-Con permesso! Sono il dottore, è in casa Lina?-
-Si! Si, entra dottore, sono qui, in cucina.-
-Buongiorno Lina, ma . . . che cosa ci sta a fare in piedi, in cucina?-
-Beh! dottore, perché il piede non mi fa più tanto male e poi non ce la facevo più a stare con le mani in mano.-
-Io però le avevo detto di non stare in piedi, di gravare su quel piede per almeno quattro giorni.-
-Hai ragione dottore, ma giuro che appena avrò finito di preparare l’impasto dei mandorlini tornerò a riposare. Oh, sì! Riposeremo tutti e due, io e l’impasto, giusto il tempo che ci vuole per rimetterci in forma tutt'e due.-
-Ah! Ma io le avevo prescritto il riposo assoluto e mi ero raccomandato che rimanesse a letto o in poltrona e invece? La trovo in piedi, a sfaccendare in cucina!-
-Eh! Dottore, dici bene tu, ma io non riesco a stare ferma e poi devo assolutamente fare l’impasto per i mandorlini, perché la fortuna ha voluto che riuscissi a trovare delle mandorle di buona qualità, proprio come quelle che arrivavano dal Piemonte, ai tempi di quando il paese era un importante porto fluviale.-
-Ma Lina, ho fatto anche in modo che la Rosetta venisse ad aiutarla.-
-E io ringrazio sia te che la Rosetta, che è una giovane tanto cara e premurosa, che viene tutti i giorni e oggi mi ha anche portato le uova fresche, così ho potuto montare a neve gli albumi e unirvi quelle buonissime mandorle e adesso, guarda qui! Guarda che meraviglia di impasto, sembra una nuvola nel cielo di aprile!-
-Insomma Lina, si rende conto che per lei è uno sforzo restare in piedi a impastare uova e mandorle?-
-Ma che sforzo, dai! Io credo che sia possibile fare entrambe le cose senza fare né sforzi, né danni.-
-Ha! Quindi a me non resta che prendere atto della sua decisione e starmene buono e zitto, d'altronde . . . ho imparato che quando una persona anziana sostiene che qualcosa è possibile ha quasi ragione, per contro quando sostiene che qualcosa è impossibile probabilmente ha torto. Dunque non potendo farle cambiare idea, dovrei arrendermi e lasciarla continuare nel suo lavoro ?-
-Ma che lavoro, per me è un piacere e comunque, i mandorlini dell’Adelina, se permetti, li fa la Lina, cioè io! Che in paese siamo rimasti in pochi a preparare questi dolcetti unici che, spero tu sappia, hanno una storia che viene da molto lontano. Pensa che storia eccezionale si portano dietro questi dolci, tanto semplici quanto buoni, forse creati in occasione dell’arrivo di un Papa.-
-Lo so! Conosco la storia Lina, so bene che, secondo la tradizione, sarebbero stati creati in occasione della visita di Papa Pio IX nel 1857 che, arrivato via fiume, se li gustò percorrendo la via Coperta, il lungo porticato che serviva da magazzino per le merci del Porto Franco dello Stato Pontificio, proprio qui sul fiume.-
-Già si racconta proprio così e tu, caro il mio dottore, che sei nato e cresciuto qui, dovresti sapere che la via Coperta venne costruita nel 1647 e con i suoi centodieci metri di lunghezza quel lungo magazzino univa il porto sul fiume al centro del paese.-
-Lo so, lo so Lina, il mio babbo mi raccontava che prima di essere distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, rappresentava il cuore commerciale di questo paese che allora si sviluppava tutto lungo la sponda del fiume.-
-Proprio così caro dottore e pensa che questi graziosi dolcetti non sono nati dalle elaborazioni dei pasticceri, ma dalla fantasia di un aiutante di bottega. Un giovane che pensò di riutilizzare gli albumi d'uovo rimasti dalle altre preparazioni unendoli con le mandorle, visto che qui arrivavano in grande quantità e con lo zucchero di cui c'era abbondanza per lo zuccherificio del paese.-
-Certo Lina, lo so bene e come si usa dire in questo paese “O son così, o non sono . . .i mandorlini” e nel freddo ottobre del 1755 li assaggiò anche l'illustrissimo letterato messer Goldoni che, arrivando da Venezia alla dogana portuale non dichiarò la sua “. . . provvisioncella di cioccolato e caffè”. Fu solo grazie alla gran fama di cui godeva e le lodi che fece al paese per quei mandorlini squisiti che evitò le sanzioni previste per quel, quasi contrabbando.-
-Ha si! Ma pensa che passato di storia ha questo paese! Sai dottore che cosa mi raccontava la mia nonna?-
-Ma dai Lina! Ci mancava anche la nonna! Tutto serve per non parlare del suo piede, Dunque? Mi racconti pur'anche dei ricordi della nonna.-
-Allora, la mia nonna mi raccontava che quando era un ragazzina, alla domenica dopo la messa, i genitori la portavano nella pasticceria che c'era sotto la via Coperta, dove si potevano gustare i famosi mandorlini del ponte. Era la rinomata Caffetteria Offelleria Apollo del signor Giovanni Orazio Ferraguti, che sulla lapide della sua tomba volle inciso “re della secolare specialità mandorlini di Ponte”.-
-Non divaghi Lina, già siamo passati dal piede, ai mandurlin e alla nonna, se adesso ci mette anche i morti in cimitero non ne veniamo più fuori.-
-E va bene! Allora, capita che, entrando nella pasticceria, vide un signore elegante che, seduto ad un tavolino, scriveva su un quaderno mentre assaporava i dolcetti di mandorle. Lei curiosa si avvicinò e lui le sorrise e le lesse alcune righe. La nonna non scordò più quelle belle parole e me le ripeteva spesso, e dicevano “Io sono innamorato di tutte le signore, che mangiano le paste, nelle confetterie.”-
-Detto ciò cara Lina, ora che abbiamo rievocato la storia patria e i ricordi d'infanzia, vogliamo tornare a interessarci della sua salute?-
-Ma non prima di aver lodato il mio dottore, che cura i suoi paesani e non trascura la storia e le tradizioni della sua terra.-
-Lei però non dovrebbe trascurare se stessa e ricordarsi che alla sua età dovrebbe rallentare, così potrà avere più tempo per fare molto altro ancora.-
-Ma va là dottore! Che arrivata a questa età, tutto quello che dovevo fare l’ho fatto e in quel po’ di tempo che il creatore mi regala ancora, faccio quello che voglio, quando ne ho voglia e a modo mio, come del resto ho sempre fatto. Non è facile cambiare vita dopo averla passata così per una vita intera, poi devo insegnare alla Rosetta a fare i mandorlini, mica ci si può permettere di perdere le tradizioni di questo paese. I mandorlini del ponte si fanno qui da più di un secolo e mezzo e spero che si continui a farli.-
-Ah! Che lei faccia quel che vuole non lo metto in dubbio, ma quel piede mi sembra ancora un po’ gonfio e per guarire bene deve stare a riposo e ora, se permette, vorrei dargli un'occhiata.-
-Ma stai tranquillo dottore, che i mandorlini li faccio con le mani, per cui al mio piede non rimane niente da dire e non sarà certo una storta presa nell’orto a fermarmi.-
-Caparbia eh! Non vorrei mancarle di rispetto, ma potrei anche dire . . . testona.-
-Lo so, non sei il primo a dirlo e non sarai l’ultimo e adesso siediti e prenditi una tazza di caffè che è ancora caldo, io intanto finisco di amalgamare l’impasto e dopo penseremo a questo piede.-
-Oh, Lina! Se non le volessi bene come alla mia povera mamma, me ne sarei già andato, ragionare con lei è impossibile!-.
-Oh, dottore! Se io non ti volessi bene come a un figlio, ti avrei già mandato a spasso e comunque stai attento, sono vecchia e mi potrebbe sfuggire il mattarello dalle mani.-
-Ho capito, cara la mia signora testarda, faccia come vuole, ma se è vero che mi vuole bene, provi ad accontentare anche il suo dottore.-
-Certo che ti voglio accontentare, ci mancherebbe! Infatti i mandorlini li faccio anche per te, che so bene quanto ti piacciono questi dolcetti.-
-E va bene Lina! Per ora mi arrendo e vado a fare il giro dei miei assistiti, ma poi ritorno e e me la vedo con lei e con il suo piede. Quel che si dice per i mandorlini vale anche per me: o son così, o non sono . . . il dottore!-
-Ecco, bravo dottore, vai pure a visitare chi ti sta aspettando, che so bene quanto ti stanno a cuore. Quando avrai finito, ripassa pure dalla tua paziente testona, che ti vuole un bene dell’anima e che ti farà trovare i mandorlini appena sfornati, caldi, fragranti e croccanti.-