I - La cicala
La cicala, aveva passato tutta l'estate a cantare per le
varie sagre paesane e festival d’esordienti e a strimpellare sulla sua chitarra
accordi nella ricerca di nuove canzoni e ballate ma con un certo impegno
sociale nei testi.
La cicala era pervasa da una forte tendenza all’arte e,
infatti, leggeva molto, scriveva molto, pensava molto in pratica non aveva
voglia di fare niente, e la mattina si godeva il fresco del letto e la notte il
fresco delle feste all’aria aperta.
Quando non era a letto a dormire o a fare di meglio con
qualche bel coleottero campagnolo, stava tutto il giorno su un ramo nell’ombra
fresca di un grande albero e cantava e strimpellava, che la povera formica non
ne poteva proprio più.
II - La formica
La formica da quella gran lavoratrice che era piena dei suoi
sani principi di sacrificio e dovere e lavoro e patria, famiglia, e altare, non
era nemmeno andata a fare le vacanze estive per coltivare il suo orto.
Stava tutto il giorno da alba a tramonto sotto a lavorare
sole cocente e nel caldo afoso dell’estate per riempire la dispensa e per
preparare la legna e riparare la casa e fare gli straordinari per il mutuo
La mattina si alzava prestissimo con gli occhi gonfi e
depressa e la sera andava a letto prestissimo con le ossa doloranti e ansiosa.
La formica lo sapeva come sarebbe andata e si dava un gran
da fare per prepararsi per l’inverno e quando vedeva la cicala non riusciva a
fare a meno di immaginare cosa sarebbe successo.
III - Chi nulla fa nulla ottiene
-Canta canta e suona anche ma poi quando arriverà il freddo
e non ce ne sarà più per nessuno, allora ti toccherà di venirmi a chiedere un
riparo dal freddo e a pregarmi per qualcosa da mangiare.
Ma la cicala non se ne dava pena e continuava la sua dolce
vita cantando e strimpellando e ogni tanto diceva alla formica guardandola
lavorare sudata e stremata.- ma fermati! Prendila con calma! Che tanto quello
che sarà sarà e nessuno lo sa.
La formica si rodeva dalla rabbia quando sentiva quelle
parole alza e pensava: -dai vai pure avanti, prendimi anche in giro ma se c’è
una giustizia come ci deve essere! Arriverà anche il tempo che sarò io a
ridere.
Intanto il tempo passava e cominciò a cambiare il tempo e in
men che non si dica arrivò l’inverno portando freddo gelo e neve coprendo campi
spogliando gli alberi e facendo ghiacciare qualsiasi cosa.
La formica se ne stava sdraiata sul suo comodo sofà vicino
al caldo caminetto e avvolta nel caldo plaid sbocconcellava tramezzini, quando
le parve di udire tra il rumore della bufera che c’era fuori e la televisione,
dei colpi provenire dall’esterno, abbassò il volume del tv e restò in ascolto.
Toc!toc!
Qualcuno bussava alla porta, la formica chiese a voce alta:
-chi è?- e dall’esterno senti la voce della cicala che diceva -sono io
formichina cara, ti prego aprimi-.
La formica sorrise, stava succedendo quello che sapeva che
sarebbe successo, si! Si! Era la cicala che sicuramente veniva ad elemosinare
cibo e riparo.
Ora toccava a lei
ridere, ora si sarebbe levata la soddisfazione di dirle in faccia -hai visto te
lo dicevo ma tu niente, ma ricordati non si fa niente per niente-, si alzò andò
ad aprire pronta a trattare la oziosa e antipatica cicala come meritava.
IV - Le sorprese non finiscono mai
La formica si muoveva gongolante con malcelato compiacimento
ma, nell’attimo stesso in cui aprì la porta e guardò fuori le si spense il
sorriso, anzi quasi le prese un colpo.
Signorilmente ritto ,quasi sull’attenti tenendo il berretto
in mano, davanti alla sua porta stava un grosso coleottero in livrea nera da
autista che teneva aperta la portiera di una lunghissima e lussuosissima
limousine da cui faceva capolino tutta sorridente la cicala avvolta in una
sontuosa stola di visone, ricoperta di magnifici gioielli e con in mano una
coppa di champagne.
-Scusa se ti disturbo formichina cara-, disse la cicala, -ma
siccome parto e starò via per diversi mesi volevo pregarti di dare di tanto in
tanto un’occhiata a casa mia, pagando naturalmente-.
La formica era allibita da quello che vedeva e chiese alla
cicala -vai via, e dove vai e cosa vai a fare e….?
-Si cara-rispose la cicala - ho firmato un contratto con un
grosso produttore discografico e parto per una tournee di concerti in tutti i
maggiori teatri delle capitali europee, poi devo incidere un cd e quindi
interpretare un film-.
V - Una morale immorale
La formica stava per svenire ma si fece forza, si riprese,
guardò la cicala e disse: - Sì si va bene, ti guarderò la casa a patto però che
tu quando andrai a Parigi porti un’ambasciata ad un tizio-.
-Ma certamente cara- ,disse la cicala, -dimmi chi è il tizio-.
-Ecco- fece la formica sospirando- quando sarai a Parigi
cerca un certo La Fontaine non ti sarà difficile trovarlo-.
-E quando l’avrò trovato cosa gli devo dire da parte tua-.
-Caro La Fontaine, ma vaffan culo và! firmato: la formica.