Il concetto di
paradosso francese, molto in voga nella letteratura anglosassone del XX secolo,
descrive la (presunta) divergenza dei tassi di mortalità tra la popolazione
francese del Sud Ovest e il resto della Francia (al Sud era più basso che al
Nord).
Per grossolano ingigantimento, si utilizza anche per contrapporre l’intera
popolazione francese all’intero mondo anglosassone.
Già in voga agli inizi del ‘900, questo termine fu collegato all’uso di
vino nel 1869 né “La Lettre dell’Office
international de la vigne et du vin”. Nel 1989 il termine “The French Paradox Antioxidants” debutta
grazie a tale George Riley Kernodle.
Nel 1992 Serge Renaud, un professore dell’Università di Bordeaux, dal
confronto tra popolazione americana e francese, osserva come la seconda abbia
un’incidenza relativamente bassa di disturbi alle coronarie, sebbene faccia una
dieta ricca di grassi saturi.
Sebbene abbia avuto molta fortuna in passato, tanto che ancora oggi è
utilizzato acriticamente da alcuni mass media, tale concetto è il risultato di
un impianto teorico scorretto, fondato sulla suggestibilità e non sulla
significatività.
Per quanto riguarda il primo termine, “paradosso”, l’apparente
incongruenza si basa sul fatto di considerare dieteticamente comparabili due
popolazioni che evidentemente non lo sono.
In particolare, non è considerato l’intero panorama del modus vivendi e
dell’alimentazione (ci si concentra invece solo sull’uso moderato del vino a
pasto) mentre uno studio molto più ampio e soddisfacente è il LYON (Lyon Diet
Heart Study pubblicato su Circulation 2001).
Quest’ultimo ha indagato gli effetti della dieta mediterranea in
prevenzione secondaria, cioè in soggetti che avevano già presentato un infarto
del miocardio. Il gruppo che ha dimostrato un’aderenza al modello della dieta
mediterranea, presentava una riduzione di eventi cardiovascolari rispetto al
gruppo non trattato.
Inoltre, l’associare bassa mortalità al consumo di vino è solo l’affermazione
di una correlazione statistica, dalla quale non è possibile dedurre
direttamente un rapporto di causa-effetto.
Per quanto riguarda il secondo elemento, “francese”, l’errore è più
evidente. Il tasso di mortalità per malattie coronariche è omogeneo in tutta l’Europa
(come si evince dallo studio MONICA (Multinational Monitoring of trends and
determinants in Cardiovascular disease, del 1999), decrescendo gradualmente dal
nord al sud del continente, in modo tale che non vi è differenza
statisticamente significativa tra Belgio e nord della Francia, per esempio, né
tra nord e sud della Francia, né tra sud della Francia e Spagna o Italia. Vi è
invece una differenza statisticamente significativa tra le popolazioni del nord
e del sud Europa.
La correlazione tra bassa mortalità per malattie coronariche e consumo di
vino è stata avanzata per la prima volta nel 1979 e il concetto del paradosso
francese è stato formulato nel 1980 da alcuni epidemiologi francesi.
A partire da questa prima ipotesi numerose ricerche sono state effettuate
per dimostrare quali fattori potessero avere un effetto protettivo.
Alcuni studi si sono concentrati sull’effetto dell’alcool, e sono
arrivati alla conclusione che un consumo moderato di vino (inferiore a 40 gr al giorno di etanolo, circa tre bicchieri) limiti l'incidenza di tali malattie, probabilmente per un effetto sul colesterolo HDL e sulla fluidità del sangue.
Tuttavia l’alcool non basta di per sé a spiegare il fenomeno, infatti, alcuni
dati hanno mostrato che il vino è più efficace di altre bevande alcoliche nella
riduzione dell’incidenza di queste malattie.
Secondo alcune ipotesi, la ragione di tale proprietà deriverebbe dai
polifenoli di cui il vino è ricco, in particolare il resveratrolo.
Queste sostanze sono altamente antiossidanti e questa proprietà è alla
base delle loro riconosciute azioni preventive di diverse malattie.
Tuttavia non è possibile dimostrare che le proprietà biologiche mostrate
in vitro siano riproducibili in vivo, considerando che per assumere adeguate
quantità di polifenoli il consumo di vino dovrebbe essere ben più elevato che
due-tre bicchieri al giorno, ma in questo caso l’organismo sarebbe esposto agli
effetti negativi dell’alcol.
Tra le altre ipotesi esplorate, uno studio ha portato l’attenzione su un’altra
proprietà del vino, non correlata con i polifenoli: esso sarebbe in grado, anche
a bassi dosaggi, di inibire la sintesi del peptide endotelina (endothelin-1), che
è un vasocostrittore correlato alle malattie cardiovascolari e alla
aterosclerosi.
In ogni caso le ricerche disponibili ad oggi, non hanno dimostrato in
modo conclusivo l’esistenza effettiva di un rapporto causa-effetto tra il
consumo di vino e la prevenzione di malattie cardiovascolari.
Sono state formulate anche altre ipotesi, tra cui il fatto che nelle
regioni francesi in cui la mortalità da malattie cardiovascolari è minore, si
osserva un più alto consumo di vegetali particolarmente ricchi di folato.
tratto da "Tra Vinifera e Labrusca" Botti Gabriele, Edizioni BookSprint
tratto da "Tra Vinifera e Labrusca" Botti Gabriele, Edizioni BookSprint