09 maggio 2009

Al via la corsa per la Giornata Nazionale della Donazione e Trapianto



5 Maggio 2009

Roma - L’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, insieme alle Associazioni e il Centro Nazionale Trapianti, hanno promosso la Giornata Nazionale Donazione e Trapianto per il 10 maggio 2009. Pronto il programma, ma già da oggi in tutta Italia sarà possibile assistere ad una serie di inizative ed eventi volti a sensibilizzare l’opinione pubblica che proseguiranno per tutta la settimana, .

Regioni e Province Autonome, Enti Locali, Istituzioni sanitarie, Associazioni di volontariato si muoveranno insieme al motto di "un donatore moltiplica la vita" che è lo slogan della manifestazione. Il cuore dell’iniziativa sarà la manifestazione a Roma che chiamerà a raccolta anche i genitori di trapiantati e i loro figli, simbolo concreto della vita che può offrire la donazione dei propri organi in caso di decesso. Da Aosta a Messina il calendario delle attività legata all’evento è piuttosto ricco ed è consultabile sul sito www.trapianto-giornatanazionale.it. In moltissime località sarà possibile avere tutte le informazioni per poter manifestare la propria volontà in relazione alla donazione degli organi.

05 maggio 2009

Angina pectoris

Se qui c'è la metà del mio cuore, dottore,

l'altra metà sta in Cina

nella lunga marcia verso il Fiume Giallo.

E poi ogni mattina, dottore,

ogni mattina all'alba

il mio cuore lo fucilano in Grecia.

E poi, quando i prigionieri cadono nel sonno

quando gli ultimi passi si allontanano

dall'infermeria

il mio cuore se ne va, dottore,

se ne va in una vecchia casa di legno, a Istanbul.

E poi sono dieci anni, dottore,

che non ho niente in mano da offrire al mio popolo

niente altro che una mela

una mela rossa, il mio cuore.

E' per tutto questo, dottore,

e non per l'arteriosclérosi, per la nicotina, per la prigione,

che ho quest'angina pectoris.

Guardo la notte attraverso le sbarre

e malgrado tutti questi muri

che mi pesano sul petto

il mio cuore batte con la stella più lontana.


Nazim Hikmet

Togliatti "Una dama della croce rossa"


Nel 1992, qualche anno dopo l'apertura degli Archivi di Mosca, lo storico Franco Andreucci, scopre una lettera scritta da Palmiro Togliatti (alias "Ercoli") il 15 febbraio 1943 a Vincenzo Bianco (allora funzionario del Komintern). Nella lettera, siddivisa in vari capitoli, Togliatti risponde alle varie questioni politiche sollevate dal Bianco. Al terzo capitolo (vedi pagine 7, 8 e 9) della lettera, dove Bianco evidentemente chiedeva a Togliatti di fare qualcosa per i tanti prigionieri italiani nei Gulag russi, la risposta di Togliatti è agghiacciante:
"...L'altra questione sulla quale sono in disaccordo con te, è quella del trattamento dei prigionieri. Non sono per niente feroce, come tu sai. Sono umanitario quanto te, o quanto può esserlo una dama della Croce Rossa. La nostra posizione di principio rispetto agli eserciti che hanno invaso la Unione Sovietica, è stata definita da Stalin, e non vi è più niente da dire. Nella pratica, però, se un buon numero dei prigionieri morirà, in conseguenza delle dure condizioni di fatto, non ci trovo assolutamente niente da dire, anzi e ti spiego il perché. Non c'è dubbio che il popolo italiano è stato avvelenato dalla ideologia imperialista e brigantista del fascismo. Non nella stessa misura che il popolo tedesco, ma in misura considerevole. Il veleno è penetrato tra i contadini, tra gli operai, non parliamo della piccola borghesia e degli intellettuali, è penetrato nel popolo, insomma. Il fatto che per migliaia e migliaia di famiglie la guerra di Mussolini, e soprattutto la spedizione contro la Russia, si concludano con una tragedia, con un lutto personale, è il milgiore, è il più efficace degli antidoti. Quanto più largamente penetrerà nel popola la convinzione che aggressione contro altri paesi significa rovina e morte per il proprio, significa rovina e morte per ogni cittadino individualmente preso, tanto meglio sarà per l'avvenire d'Italia...".


Alla data del 15 febbraio 1943, si presume che i prigionieri dell'ARMIR in Russia erano ancora circa 50.000. Togliatti, forse poteva far poco, ma la risposta che diede a Bianco non lascia dubbi, non volle neanche tentare di far quel poco, altro che "dama di Croce Rossa"!. E questo è gravissimo. La pubblicazione di questa lettera, provocò immediatamente largo (e giusto) sdegno, anche perché la maggior parte delle famiglie in lutto per i loro cari, erano proprio contadini e operai, cioè coloro a cui Togliatti chiese a guerra finita, sostegno per la sua politica. Togliatti non tendendo la mano a quei poveri cristi in prigione, non puniva i fascisti, con il suo "migliore e più efficace degli antidoti.." puniva soprattutto ragazzi di 20-22 anni di campagna, obbligati ad andare in Russia, i volontari erano pochissimi e questo Togliatti lo sapeva...


Il 19 febbraio 2003, Rai Tre, in prima serata mandava in onda con il programma "Enigma", una serata dedicata a Togliatti. Riporto per intero quanto ebbe modo di scrivere il giorno dopo su "Il Giornale", Massimo Caprara:
Il terzo canale televisivo della Rai ha mandato ieri sera in onda, in prima serata, una puntata della trasmissione Enigma, dedicata a Togliatti. Essa costituisce un'iniziativa apprezzabile perché il leader comunista è in genere assai citato, ma poco studiato e approfondito. Si è trattato, innanzitutto, della famigerata lettera scritta di pugno da Togliatti nel 1943 e resa nota in Italia nel 1992, sulla dolorosa questione dei soldati italiani dell'Armir fatti prigionieri in Unione Sovietica. A suo tempo, la lettera provocò un giustificato clamore e fu oggetto di una revisione critica del testo. In effetti, la sostanza reale della lettera di Togliatti risultò, e risulta, in pratica confermata. Irrilevanti sono le varianti apportate nella seconda lettura e nella traduzione integrale. Il contesto fu indiscutibilmente quello di una inaudita violenza contro uomini inermi e non c'è dettaglio lessicale o formale che possa attenuarne la gravità. Togliatti-Ercoli si proclamava senza mezzi termini e con vari argomenti, insensibile alla strage dei prigionieri italiani, anzi sostenitore di una sorta di pedagogia punitiva nei confronti dell'Italia entrata in guerra.
Io stesso ho conosciuto Vincenzo Bianco, interlocutore della lettera a Togliatti, allora funzionario del Komintern, poi addetto alla commissione di Organizzazione delle Botteghe Oscure e all'Unità. Parlai molte volte con lui e non mi risultò mai che egli attenuasse la durezza del Kgb sovietico e della nomenklatura comunista italiana, in particolare di Togliatti, nei confronti dei soldati italiani. Del resto, va ricordata un'ulteriore sostanziosa realtà. Non si trattò infatti di fatti ambientali. La voluta persecuzione morale e ideologica si esercitò a carico dei prigionieri italiani con un altro mezzo, cioè con le Scuole di comunismo installate nei campi di concentramento. Nell'immediato dopoguerra, uno degli «insegnanti» di questi corsi di addottrinamento coatto, Edo, ossia Edoardo D'Onofrio, divenuto segretario della Federazione comunista di Roma, fu condannato con testimonianze inoppugnabili da un Tribunale italiano. I corsi finivano spesso con il trasferimento di prigionieri ribelli o indocili in campi di concentramento di maggiore asprezza e con spietate fucilazioni.
Vale la pena di aggiungere un commento sulla trasmissione. Essa ha ospitato in studio due autorevoli dirigenti per età e mandato dell'ex Pci e dell'attuale Ds. I due personaggi si sono dimostrati commentatori coscienziosi e testimoni informati, ma di parte. Se si esclude qualche controllata riflessione critica espressa dal solo Paolo Mieli, la figura di Togliatti è uscita dagli schermi della trasmissione come quella di un ordinario uomo politico, dalle forti motivazioni ideologiche e dalle sofferte, compassionevoli vicende personali. Questa non è l'autentica realtà, poiché ne è soltanto un'evasiva porzione. Togliatti-Ercoli, fu un testimone e partecipe del Terrore, sia nella Spagna del 1936 che nell'Unione Sovietica dello stalinismo. In una scheda di un antifascista italiano, di cui il Kgb proponeva negli anni Trenta la deportazione in un gulag di efferata crudezza, Ercoli appone esplicitamente la sua firma convinta e il suo benestare. Da parte dei due rappresentanti comunisti è mancato qualsiasi sincero moto di condanna sorgente dall'animo. E' stata omessa qualsiasi esecrazione, qualsiasi necessaria espressione di riprovazione pur sintetica, qualsiasi semplice osservazione dura, ma immancabile sull'uomo Togliatti. E' stata adottata un'accademica distanza che dovrebbe essere sostituita da una riprovazione più netta e appassionata. Non rivendico partecipazioni emotive. Manca nel ritratto televisivo del Togliatti politico il suo raggelante deserto di umanità.


Quando la lettera venne ritrovata, lo stesso Occhetto, allora massimo dirigente del partito, ne fu esterefatto poi, venne fuori (dal PCI) che la lettera era una patacca usata per denigrare il partito, alla fine fu chiaro che non era così. La posizione dell'Associazione Gramsci, (nel 2003/04) anch'essa erede di quel partito, difendeva la posizione di Togliatti, dicendo che il segretario del PCI, scrisse in quel modo, perché quasi costretto, controllato dalla polizia staliniana non poteva muoversi (e scrivere) come avrebbe voluto.

01 maggio 2009

festa dei lavoratori

La Festa dei lavoratori è una festività celebrata il 1º maggio di ogni anno che intende ricordare l'impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori. La festa del lavoro è riconosciuta in molte nazioni del mondo ma non in tutte.

Più precisamente, con essa si intende ricordare le battaglie operaie volte alla conquista di un diritto ben preciso: l'orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore. Tali battaglie portarono alla promulgazione di una legge che fu approvata nel 1866 nell'Illinois (USA)[senza fonte]. La Prima Internazionale richiese poi che legislazioni simili fossero approvate anche in Europa.

L'origine della festa risale ad una manifestazione organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri del lavoro (Knights of Labor, associazione fondata nel 1869) a New York il 5 settembre 1882. Due anni dopo, nel 1884, in un'analoga manifestazione i Cavalieri del lavoro approvarono una risoluzione affinché l'evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate all' Internazionale dei lavoratori - vicine ai movimenti socialisti ed anarchici - suggerirono come data della festività il primo maggio.

Ma a far cadere definitivamente la scelta su questa data furono i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago (USA) e conosciuti come rivolta di Haymarket. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio quando la polizia sparò sui manifestanti provocando numerose vittime.

L'allora presidente Grover Cleveland ritenne che la festa del primo maggio avrebbe potuto costituire un'opportunità per commemorare questo episodio.

La data del primo maggio fu adottata in Canada nel 1894 sebbene il concetto di festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872.

Torta de bròcolo


Par quatro che magna ...do volte

1 bròcolo da 1 chilo

1 zeola rossa

3 eti de fromajo tipo Fontina o Asiago

2 eti de olive grosse, senza osso, mejo de quele more roa greca

1 goto de vin rosso

grana o pecorino gratà

4 sculieri de oio stravergine de oliva

sale e pévaro


se fa cussì:

1.Quando che se neta el bròcolo, tegnere le foje esterne

2.Tajare a tochi gorssi el bròcolo e po' farlo a fete de manco de 1 zentìmetro

3.Tajare a fete precise anca la zeola

4.So na tecia alta e larga, métare on sculiero de oio e inquerciare el fondo co le foje del bròcolo

5.Métare zo le fete de bròcolo una tacà a staltra, senza assare busi

6.Dessora métarghe arquante dele fete de zeola, po' le olive tajà a metà, el fromajo tajà a cubiti e spanpanare el grana (o pecorino, mejo...) e on fià de sale e pévaro

7.Da nuovo on strato de bròcoli e po' staltra roba come prima. Se ghe ne xe oncora, finire co un strato de bròcoli

8.Butarghe par sora el resto del'oio e el goto de vin

9.Inquerciare co on quercio pi picolo e métarghe dessora on peso, po' sarare col so quercio justo

10.Assare sol fogo par tri quarti de ora, a lento assè...

11.Spartire da boni fradei a fete la torta che vien fora ala fine