24 febbraio 2008

TRA VINIFERA E LABRUSCA - CAP.2




LE ORIGINI DELLA VITE

L'origine della vite, l'ipotesi più sicura vede il centro originario della sua domesticazione in Asia Minore e in Transcaucasia, dove la pianta fu selezionata a partire dall'8000 a.C.
Già dal Quaternario compare la Vitis vinifera, specie di cui fanno parte la maggioranza delle varietà ad uva da vino e da tavola attualmente coltivate.
Relativamente alla viticoltura nella penisola italiana, ritrovamenti archeologici risalenti al periodo Paleolitico hanno permesso di recuperare vinaccioli e tralci di vite presso il Fiume Conca nel Riminese .
La pianta dell'uva comparve in due diversi tipi: la "vitis vinifera sativa" (adatta ai climi caldi del Mediterraneo) e la "vitis vinifera silvestris" (che successivamente si addentrerà nella parte più continentale dell'Europa).Alla specie vinifera appartengono le due distinte sottospecie: Vitis vinifera L. silvestris Hegi, cioè la vite selvatica e Vitis vinifera L. sativa Hegi, che è quella coltivata, apparsa cronologicamente più tardi.
La vite da vino (Vitis vinifera) è il prodotto di una lunga selezione per l’ opera fatta dall’ingegno dell'uomo. Risalgono alla prima Età del Bronzo le testimonianze archeologiche che mostrano semi di Vitis vinifera L. silvestris Hegi, ma è ancora prematuro parlare di vinificazione visto che le bacche di vite dovevano essere una componente dell'economia di raccolta tipica di quelle culture, insieme alle bacche del corniolo, del sambuco, del rovo, del lampone. Il passaggio fra le due sottospecie segna la nascita della viticoltura, che si fa risalire quindi alla fine del Mesolitico e più sicuramente al Neolitico almeno nell'area compresa tra la regione del Caucaso e la cosiddetta Mezzaluna fertile. Le bevande fermentate si originarono probabilmente dall'ingestione di frutti fermentati, in fase di marcescenza, una scoperta che non è specifica umana, poiché si conoscono molti casi di animali che ricercano intenzionalmente le proprietà inebrianti dei frutti caduti
a terra e in fermentazione. Dall'Asia Minore la coltura della vite e la produzione di vino si sono poi diffuse verso Occidente fino al bacino del Mediterraneo.
Seguendo la nei varî luoghi durante le diverse tappe di questo lungo 'viaggio' protrattosi da allora fino ad epoche più recenti, si possono individuare due vie principali di diffusione: la rotta meridionale (dal Medio Oriente alle isole del Mediterraneo) e la rotta del Nord (dalla Turchia e Grecia verso il Mare Adriatico).
La diffusione dei varî vitigni orientali risulterà così condizionato dal percorso compiuto dai colonizzatori che erano usi a portare con sé vinaccioli o porzioni di tralci: i primi meno deperibili ed ingombranti, i secondi più pratici da reperire e più veloci da propagare.
Tornando in Italia, già conosciuta dagli antichi storici ellenici del V secolo a. C. come Enotria (dal greco Oijnwtriva = terra del vino), la coltura della vite si può individuare nella tarda Età del Bronzo nel Sito di Stagno (LI) dove accanto a vinaccioli sicuramente di vite selvatica se ne riscontrano altri invece di vite domestica. E' solo all'Età del Ferro (IX secolo a. C.) che risalgono i ritrovamenti di semi esclusivamente di quest'ultima sottospecie come nel caso di Gran Carro di Bolsena (VT).E' oramai accertato che la colonizzazione greca dell'VIII secolo a. C. nel Meridione d'Italia, apportando nuove tecniche di coltivazione, quali la potatura corta e l'allevamento a ceppo basso o a 'palo secco' ,entrava in competizione con la tradizione indigena prima e con quella degli Etruschi in seguito.
Questi ultimi infatti, a differenza dei Greci, allevavano la vite usando un sostegno vivo costituito da una specie arborea tra quelle più diffuse nelle campagne, quali ad esempio l'acero campestre o l'olmo (questa tecnica della vite 'maritata' ha poi passato indenne i secoli attraversando il Medioevo e l'Età Moderna fino ad essere ancor'oggi visibile in sistemi di allevamento tradizionale oramai in disuso).

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