20 marzo 2008

TRA VINIFERA E LABRUSCA - CAP. 4

Una pianta degli Dei



Dalle origini della civilizzazione questa pianta e i suoi frutti hanno ricevuto dall’uomo la piu’ grande venerazione, fino a dedicarle uno specifico protettore divino, Dionisio per i Greci e Bacco per i Romani.Al civilissimo popolo dei Fenici vanno riconosciuti almeno due grandi meriti. L'aver provocato la prima meravigliosa scintilla della comunicazione, divulgando l'alfabeto, e l'aver fatto conoscere ai popoli del mediterraneo la vitis vinifera La sua coltivazione fu diffusa nelle regioni settentrionali probabilmente a opera degli Etruschi e la raffigurazione di viti nelle loro tombe e' un motivo ricorrente. Furono i Romani a trasferire la coltura della vite a tutte le popolazioni conquistate e fin dove il clima lo permetteva, e a giudicare dagli odierni Champagne e dai vini del Reno, non si puo' dire che i Galli o i Germani non abbiano fatto tesoro degli insegnamenti ricevuti.

Il mito delle origini dei Traci si confonde con quelle del loro dio più misterioso: Dioniso, uno dei più inquietanti dei dell'Olimpo greco, signore dell'irrazionalità e dell'ebbrezza che gli studiosi di un tempo ritenevano appunto originario della Tracia, regione corrispondente al settore orientale della penisola balcanica, attualmente divisa in Turchia, Grecia, Bulgaria. Le prime notizie storiche della zona risalgono ad Erodoto: a partire dal VI sec. a.C. Il vino ha svolto un ruolo privilegiato nell’ambito del simposio, per i Greci un vero e proprio “atto sacrale”. Ogni banchetto si articolava in due tempi: solo dopo il pasto propriamente detto, durante il quale si accompagnava il cibo con del vino allungato, “si passava all’assunzione della bevanda, con contorno di musiche e danze, (Nistri, R., L’eros platonico, cit. p.2). Il vino, infatti, aveva il compito di vincere le inibizioni, scaldare gli animi e predisporli a conversazioni erudite, grazie anche alla sua fama di “rivelatore di verità”. L'alcool non provoca, se non in casi estremi, allucinazioni. L'estasi dionisiaca è invece caratterizzata da eccitazione esasperata, grande vigore fisico, stati allucinatori e identificazione mistica con la divinità. Dioniso, nella sua forma originaria, non era un dio del vino e la figura e le qualità di questa divinità "straniera" hanno subito, prima, e durante il suo tardo inserimento fra la cerchia degli dei dell'Olimpo, più di una rielaborazione funzionale, sino a trasformarsi nel dio del vino che conosciamo per come ce lo hanno tramandato gli autori classici. Numerose rappresentazioni greche dal tema dionisiaco riportano immagini di viti e di grappoli di uva pendenti. La coltivazione della vite, in piccoli orti o grandi campi, aveva una notevole importanza nell'antico Egitto. Le pitture murali delle tombe sono una straordinaria testimonianza delle diverse fasi attraverso le quali si otteneva il vino.Generalmente, il vino prodotto era rosso e veniva profumato con varie spezie o addolcito con il miele. In alcune pitture, è raffigurato anche un vino chiaro, fatto che indica la produzione di qualche rara varietà di vino bianco. Prima di iniziare le diverse fasi della produzione, si effettuava una libagione in onore del dio Sha, protettore delle vigne, affinché il raccolto fosse abbondante e il vino di buona qualità.

La mitologia egizia legava le origini di Osiride al vino: infatti, tale divinità fu assimilata a Bacco in epoca tarda e nel Rituale dell'Imbalsamazione veniva evocato il suo nome nell'espressione «Osiride è il tralcio», poiché si credeva che egli dispensasse abbondanza dall'aldilà. Per tale motivo, il vino era importante anche nella vita ultraterrena. Nelle tombe sono stati ritrovati resti di anfore e i grappoli sono spesso dipinti sulle tavole delle offerte al defunto. Uno degli aspetti curiosi della dea Hathor era quello di essere la protettrice degli ebbri. Infatti, essa presiedeva la cosiddetta "festa dell'ebbrezza", durante la quale il popolo accorreva gioioso al tempio della dea, a Dendara. La festività ricorreva venti giorni dopo l'inondazione del Nilo. In essa si beveva molto vino e si componevano e recitavano poesie erotiche.
Mithra era un antichissimo dio,. nella diaspora persiana seguita alla caduta dell'Impero Achemenide per causa della vittoriosa invasione di Alessandro Magno. Il culto dell'iranico Mithra, trasportato in Asia Minore, assunse i lineamenti tipici di una religione misterica, ossia di unareligione di salvezza, che prometteva un destino migliore nell'altra vita dando all'uomo la speranza di poter ascendere dopo la morte alle beatitudini celesti. Poco o nulla si sa della liturgia sacramentale vera e propria celebrata negli spelaeum mitriaci, che forse doveva consistere in un pasto a base di pane e vino .

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