La creatura che tolleriamo al nostro fianco solo perché ha
delle anatomie sollazzevoli ci sveglia alle sei. Invece di abbatterla con un
cazzotto asseriamo "sì, amore, certo" e con ben tre ore di sonno
addosso ci laviamo i denti col rasoio e pisciamo nell'armadio a muro. La morosa
ci ridirige a ceffoni. Carichiamo zaini da trekking con creme presole, post
sole, costumi di ricambio, frutta, panini, acqua, spray antizanzare, thermos,
asciugamani, ombrellone e con 35 chili di stronzate inutili usciamo di casa. Il
sole non è ancora sorto. Montiamo sull'ignobile cesso che la morosa voleva
comprassimo, uno scooter a due posti che costa come un battaglione di ciao ed
esiste solo nel nord Italia. "Praticissimo nel traffico" per due mesi
l'anno, il resto è un inferno di intemperie, gelo e raffreddori. Solo il tre
febbraio, mentre ogni minimo spiffero nella tuta è una lama d'orrore che ti
criogenizza la pelle, comprendi quanto l'acquisto sia stato scaltro.
Si parte.
Attraversi strade deserte, sorpassi pezzi di motociclisti
che i pompieri stanno ancora ricostruendo a bordo strada ascoltando in cuffia
la musica di Tetris dopo che i centauri, esaltati dal rettilineo, hanno
sfiorato i 200 prima di essere proiettati nella troposfera dai dissuasori.
Arrivi, parcheggi. Togli l'abbigliamento da astronauta necessario a pilotare il
cesso, indossi le infradito e arranchi nella sabbia. Ti accampi vista mare che
il sole fa capolino. Tutto ciò che vuoi è rimetterti a dormire per dimenticare
in quanti modi la vita riesce a violentarti, ma la ciccina di fianco flauta
"no, tesoro, prima devi metterti la crema che ti scotti". Ti
lubrifichi come un bodybuilder.
«Ora la metteresti a me?»
A quanto pare la tua ragazza è tetraplegica.
Ti alzi. Per farlo sollevi un inspiegabile vortice di sabbia
che ti si incolla addosso grazie alla crema precedentemente disposta.
Oltrepassi la soglia della disperazione e vuoi solo dormire. Ti giri. Il tuo
asciugamano si é ricoperto di sabbia, lo sbatti e il vento ti spalma addosso
mezzo litorale. Provi a riposizionarlo. Arriva attorcigliato. Riprovi. È un
origami di un cigno. Riprovi. E' padre Pio. Al quinto tentativo vorresti solo
cacarci dentro e incendiarlo, ma la morosa si alza e ti aiuta deridendoti. Sei
già sudato come una bestia. Crema solare, sudore e sabbia si mescolano ai tuoi
peli ascellari creando una poltiglia abrasiva che ti scortica la pelle. Ti
distendi. Chiudi gli occhi.
«Bagnetto!» squittisce la femmina «bagnetto!
Bagnettobagnettobagnetto!»
Valuti se stordirla con un calcio a girare, ma rinunzi.
Attraversi decine di metri di spiaggia arroventata
saltellando come un orango, dopo sette secondi il dolore ti fa sballare e salti
a pié pari sul bagnasciuga, atterrando sulla striscia di conchiglie non ancora
abbastanza tritate che ti trafiggono le piante dei piedi. In una credibile
interpretazione del lago degli ippopotami avanzi tra granchi morti, bottiglie
di plastica, rifiuti d'ogni sorta, legno e colonie di tetano. Ridotto come
eretico passato per la santa inquisizione entri in acqua. Lo sbalzo termico si
fa via via piú orrendo fino ad arrivare ai testicoli, ove milioni di
spermatozoi entrano in sonno criogenico.
«Allora, che aspetti?» trilla lei, sguazzando felice «haha,
non mi dirai che è fredda! Dai, buttati!»
Trattieni il fiato e salti in avanti. Il corpo si libera dal
putridume oleoso per infilarti in un banco di alghe da cui emergi uso cecchino
vietnamita. Sguazzi e il refrigerio ti fa star bene. Galleggi, chiudi gli
occhi. Il benessere viene interrotto dalle grida stridule di lei-
«MEDUSA! ODDIO CHE SCHIFO, UNA... NO, DU... TRE! QUATTRO!
Sono dappertutto! Portami a riva, ti prego!»
Ti carichi sulle spalle la poverina e attraversi un branco
di meduse che ti ustionano caviglie, polpacci, pancia. Riattraversi l'inferno
di magma sabbioso e la riporti sana e salva alla sua settimana enigmistica. Ti
distendi. Chiudi gli occhi. Nell'aria risuona il grido di guerra del popolo:
DEEEEEEEENIIIIIIS. È pronunciato dal capo urukai, un'obesa quarantenne simile
al gabibbo la cui massima aspirazione è apparire tra il pubblico di Uomini e
donne. Sbraita il nome del suo putto. Guardi. Denis è un ragazzino di dieci
anni che corre con un pallone.
«DEEEEEEEENIIIIIIIIS» ripete la donna «DEEEEEEEENIIIIIIIS»
Deve urlare il nome di suo figlio, deve emettere il nome
stile radiofaro aeronautico, che va a mescolarsi ai vari LUCAAAAAA, MARCOOOOOO,
CARLOTTAAAAAA creando una pregevole cacofonia uditiva.
Dalle retrovie appare il popolo della spiaggia. Famiglia
cicciomostra con torma di cani che si avventano contro la torma dei cani di
un'altra famiglia in un crescendo di ululati, guaiti, ringhi e latrati a cui si
sommano le urla dei padroni che tentano di trattenere le bestie dal
massacrarsi, ma è complesso giacché le mani sono occupate da mercanzie, neonati
e ombrelloni.
«DEEEEEEEEENIIIIIIIS» procede la krapfendonna
«DEEEEEENIIIIIIS»
Ti passano davanti tanga, topless e silicone in tutti i
formati.
Le guardi per un secondo di troppo e la tua dolce metà
sibila "ah, è così che ti piacciono?». Valuti se sopprimerla, poi passi i
successivi venti minuti a sproloquiare cazzate a cui non crede neanche lei ma
che quietano il bagaglio di insicurezze che si porta dietro.
«DEEEEEEEENIIIIIIIS» grida il parabordi umano
«DEEEEEEEEENIIIIIIIIS».
Una vecchia si toglie il vestito e non capisci se ha il
reggiseno o le ginocchiere. Arrivano in successione: massaggiatori cinesi,
venditori romeni, venditori africani, zingari elemosinanti, sei cani che ti
annusano e uno che tenta di pisciarti sullo zaino tra le risate estasiate dei
padroni. Quest'anno il Gazzettino ha segnalato già una trentina di furti in
spiaggia seguita dall'accoltellamento seriale di tutti gli stewart che
allontanano gli abusivi, quindi per fare il bagno tocca fare a turno o al
ritorno non trovi neanche la sabbia.
Inizi tu.
L'acqua ora è tiepida, grazie alle vesciche di tutti i
presenti. Chiedi permesso e ti fai spazio per raggiungere un fondale accettabile,
oltrepassi la barriera di materassini galleggianti a forma di orca,
coccodrillo, banana, papera. Schivi il canneto di boccagli da cui eruttano
scatarrate e sei finalmente libero. T'immergi, chiudi gli occhi, riemergi.
Gorgogliando bestemmie ritorni a riva e percorri il litorale
in cerca della tua dolce metà facendoti largo. Ti sfiorano discorsi su
Berlusconi, immigrazione, reddito di cittadinanza, uscita dall'euro, Travaglio,
Guzzanti, Beppe in Internet ha detto che. Fendi orde di rabdomanti che agitano
al Dio sole iPad, iPhone, tablet e portatili supplicando un segnale wifi con
cui postare su Facebook le foto delle loro gambe
Calpesti un castello di sabbia. Il dolore è assoluto e
totale. Guardi.
C'era un pezzo di cemento armato dentro.
«DEEEEEEENIIIIIIIS»
Ponderando l'idea che tutto sommato Unabomber aveva le sue
ragioni raggiungi la femmina all'ora di pranzo. Dopo aver sbranato le provviste
ti metti in coda per un caffè al baracchino.
«Quant'é due caffé?»
«Quattro euro»
Scontrino prebattuto di un euro. Alzi gli occhi, c'è il logo
della Lega tra le bottiglie di Aperol. Accerchiato da cani urlanti, bambini
schizoidi e genitori isterici sorseggi il tuo goccio di lava, fumi la sigaretta
e torni al tuo posto, trovandolo occupato da un gruppo di vecchi che ha
costruito una specie di tenda da tornei medioevali. Noti solo in quel momento
che dalla sabbia spunta una siringa intramuscolo senza ago.
«Sai» inizia pacata la tua ragazza «forse non mi piace
tanto, la spiaggia libera».
Rimanete immobili, consapevoli che quando una donna osa
ammettere la remota possibilità di errore un vostro qualsiasi movimento
facciale la farebbe esplodere come Semtex.
«Perché?» domandate, candidi.
Una madre appoggia il neonato su un tavolino del bar e
schiude il pannolino, rivelando uno tsunami di merda.
«Bè, c'è un po' troppa gente»
«Dici?»
Un tizio finisce la sigaretta e getta il mozzicone sulle
mattonelle. La spegne col piede scalzo. Lancia un urlo e saltella tenendosi il
piede. E' così facile riconoscere gli elettori di Beppe, qui.
«Cioè, alla fine abbiamo risparmiato dieci euro di
ombrellone»
Annuite. In effetti l'anno scorso stavate in una spiaggia
semideserta della laguna con un'amica di nome Maria e la giornata è finita a
fare l’amore sbronzi tra le dune con falò e dormita in tenda.
Perché ripetere l'errore? dai, in spiaggia privata ci vanno
solo gli stronzi. In coda al ritorno ascoltate senza fiatare i motivi per cui
lei ha scelto di venire qui, meglio comunque della vostra decisione di spendere
la folle somma di 10 euro per uno sdraio e un ombrellone.
«Ma per curiosità» osate «la Maria dov'è andata?»
Litigata di gelosia fino a casa.
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