28 giugno 2016

Ciupéta; solo, sempre e niente altro che ciupèta .


Ciupèta o Coppia ferrarese I.G.P. (Identificazione Geografica Protetta): la “ciupèta”, nata circa nel ‘300, ha mantenuto una curiosa serie di simbologie sessuali: i quattro rilievi della parte centrale ricordano dei seni di donna, mentre l’attaccatura delle due mezze coppie richiama la forma dell’organo sessuale femminile ( per la par condicio i panificatori estensi tanto fecero da inventare  anche una forma di pane che richiamava l'organo maschile detta il "chiffal") . Per tradizione  la ciupèta non va mai posta in tavola capovolta perché ciò “dispiacerebbe alla Madonna”. 
Le giovani leve di oggi amano esprimersi meno dialettalmente, tant'è che  è molto facile sentire richiedere, nei forni, delle coppie o coppiette, mentre un tempo era più orecchiabile la richiesta di ciopa " l'am daga na ciopa ad ciop" (mi dia una coppia di coppie). Discorso a parte per le riccioline, che non sono patrimonio delle canzoni bersaglieresche, ma anch'esse un'evoluzione delle ciupète voluta dai panificatori  lungo l'asta del fiume Po. Ma,  . . .  mi verrebbe da dire: visto che i bersaglieri sono anch'essi un prodotto locale, infatti quelli antelitteram erano i " Bersaglieri del Po" in forza all'esercito papalino e successivamente inquadrati e organizzati, come li conosciamo oggi, nel regio esercito, insomma se tanto mi dà tanto . . .
Ma per ritornare alla nostra amata ciupèta, secondo la pezzatura questo pane assume il nome di coppia piccola, lunga, o ricciolina; in base alla preparazione si distingue in integrale, all’olio, allo strutto, semigrassa o comune.
Le sue origini risalgono a tempi lontani. Prima del XII secolo il pane ferrarese veniva confezionato in forma di pagnotta.
Con gli "Statutae Ferrariae" del 1287 furono adottate severe norme per la sua preparazione; pare che solo nel 1536 fece la sua prima comparsa il pane "ritorto od intorto" (ovvero la coppia) durante una cena offerta da Messer Giglio al Duca di Ferrara.
Ancora nel 1694, lo storico erudito Antonio Frizzi, ricordando la raffinatezza raggiunta dai fornai ferraresi nella confezione del pane, parlava di vari tipi di farine e di varie specie di "forme" che, superando il monotono concetto di pagnotta, facevano dell'eleganza (non solo estetica ma anche funzionale) il motivo che distingue questo pane da ogni altro.
Ma alla fine, Qual'è il suo segreto?
Soprattutto la qualità dell'acqua e delle materie prime utilizzate, il grado di umidità dell'aria, il sistema di lavorazione e di lievitazione e la giusta temperatura del forno.
La specialità ferrarese, e soprattutto la coppia , ha ottenuto grande successo ottenuto in numerose manifestazioni gastronomiche a livello internazionale durante le quali in un vero e proprio laboratorio di panificazione i maestri dell'arte bianca hanno impastato e sfornato la coppia ferrarese direttamente sotto gli occhi del pubblico entusiasta.
Il massimo della fragranza della ciupèta si ha nello stesso giorno in cui viene prodotta, caratteristica che probabilmente sta alla base dell'obbligo imposto dal disciplinare di vendere il pane entro le 24 ore dalla produzione, rimane possibile la conservazione domestica in sacchetto di carta chiuso dentro un normale portapane, anche per diversi giorni . Questa proprietà fa apprezzare la coppia anche da persone che consumano abitualmente pane di pezzatura grossa (probabilmente non indigeni).
Passando davanti ad un panificio ferrarese, non si può resistere al richiamo goloso del profumo intenso del pane appena sfornato che si diffonde nell'aria, penetrante, allegro e appetitoso. 
Molte sono le citazioni della ciupèta ferrarese ad opera di protagonisti del mondo culturale. 
In un articolo del 2008 Folco Quilici racconta come nella sua famiglia la coppia ferrarese, finisse presto al centro dell'attenzione nei discorsi con ospiti "forestieri". Nonostante il lavoro di documentarista abbia portato Quilici in giro per il mondo, ed abbia quindi avuto occasione di assaggiare numerosi tipi di pane, egli chiude l'articolo in questione dicendo: "È stato per me «il cibo preferito» e qualunque sforzo io faccia, è sempre il pane ferrarese che mi manca, che desidero, che non perdo occasione di magnificare e di gustare”.
Riccardo Bacchelli parlava del pane ferrarese come de “Il Pane migliore del mondo.” Nella sua opera "Il mulino del Po" narra appunto del luogo dove si produceva la farina per il pane ferrarese.
Il rito della panificazione domestica nelle famiglie ferraresi è cantato anche da Corrado Govoni in "Casa Paterna" nell'opera poetica "Inaugurazione della primavera" del 1915[6]. Ed in un altro luogo ebbe occasione di dire: "Il nostro Pane: orgoglio di noi ferraresi. Dono dell'aria, dell'acqua, dell'uomo. Offerta generosa di Ferrara al mondo.”
Ma la tradizione resta e batte la modernità perche Lei insieme a cinque pani riconosciuti e tutelati dall'Unione europea, la ciupèta ferrarese, l'italico pane estense batte la sofisticata baguette Francese e l'Italia si impone come incontrastata leader in Europa secondo quanto reso noto da Coldiretti in occasione dell'expo.
 

 

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