Sono oltre 36 milioni gli ammalati di Alzheimer e di altre demenze nel
mondo. Più di un milione in Italia. Un numero destinato a crescere. Per questo
l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera le demenze una “priorità
mondiale di salute pubblica” e consiglia ai Paesi di pianificare e implementare
dei Piani nazionali ufficiali. Queste malattie sono destinate ad esplodere in
questo secolo: la nostra aspettativa di vita è molto più lunga rispetto al
passato. Si pensi che il rischio di demenza è già di 1 a 8 per gli over 65 e
di1 a 2,5 per gli over 85. "
"La definirei una vera e propria pandemia", spiega ad
Affaritaliani.it Paola Chiambretto, Neuropsicologa Responsabile Nucleo
Alzheimer Villaggio Amico di Gerenzano (Varese), in occasione della XIX
Giornata Mondiale dell’Alzheimer che ricorre il 21 settembre. Un'occasione per
fare il punto sulla demenza in Italia. “L’obiettivo principale al momento non è
la guarigione degli ammalati, perché la scoperta di una cura risolutiva non è
stata ancora fatta e non è possibile fare previsioni. Sono però state messe in
campo molte energie e sotto diversi aspetti: dagli studi per una diagnosi
precoce alle analisi genetiche".
I farmaci attualmente più usati sono "gli inibitori di
acetilcolinesterasi, che stanno dando dei discreti risultati nel rallentare
l'evoluzione della malattia", spiega Chiambretto. Pur variando in modo
soggettivo, dopo i 70 anni la malattia degenera nell'arco di 5-10 anni, dalla
comparsa dei primi sintomi alla non autosufficienza del malato. Nelle forme più
giovanili, che colpiscono a partire dai 50-55 anni, ma in alcuni casi anche dai
45 anni, l'evoluzione è molto più rapida: in media 5 anni perché il paziente
diventi totalmente dipendente dal caregiver.
L'aspetto più innovativo nella cura dell'Alzheimer riguarda le terapie non
farmacologiche per il trattamento dei pazienti: dalla “Terapia di stimolazione
cognitiva” alla “Terapia della bambola”. "La prima consiste nella pratica
di attività al computer oppure con carta e penna per stimolare la mente del
paziente e migliorare le sue capacità di ricordare o di parlare - prosegue
Chiambretto -. La Terapia della Bambola, invece, è in arrivo dalla Svezia e in
Italia la stiamo sperimentando in pochissimi centri, tra cui Varese e Bergamo.
Grazie ad una bambola appositamente costruita, il paziente viene aiutato a
ritrovare le sue capacità di accudimento, a migliorare le relazioni con gli
altri e viene rassicurato anche in momenti difficili come la notte".
Contenere lo stress di chi assiste gli ammalati è l'altra sfida aperta:
"Le famiglie vengono investite da un carico pesantissimo quando si trovano
a dover gestire un coniuge o un genitore affetto da Alzheimer e molto spesso
sono sole e con poche informazioni. Per questo qui a Varese abbiamo aperto un
centro Aima, ovvero uno sportello di accompagnamento per le famiglie".
Il morbo di Alzhemeir è sempre più diffuso visto anche l'allungamento medio
della vita. Tra i 65 e i 70 anni ha un'incidenza dell'1-2%, mentre sopra gli 85
anni si sale al 25-30%".
Nessun commento:
Posta un commento