16 settembre 2011

Ha vissuto col cuore artificiale 1300 giorni Ora ha nel petto uno naturale trapiantato



VENEZIA – Per 1.300 giorni ha vissuto con un cuore artificiale totale e se quella macchina l’ha tenuto in vita, segnando un record mondiale, altrettanto hanno fatto i chirurghi che, con 14 ore di intervento, ora hanno messo nel suo petto un nuovo cuore naturale. Protagonisti della vicenda sono un uomo di 57 anni, residente in Veneto, e il Cardiowest, un cuore artificiale che dal 2004 salva vite in tutto il mondo sostituendo il cuore naturale, in attesa che per il paziente ci sia una donazione disponibile. L’intervento è stato eseguito venerdì notte dal professore Gino Gerosa, direttore della Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova con la sua equipe, ma è stato reso noto oggi quando il decorso posto operatorio si è dimostrato completamente positivo.

Il paziente viveva con il Cardiowest dal 2007 ed era in lista d’attesa da anni per ricevere un nuovo organo quando, venerdì scorso alle 18, il Nord Italia Transplant ha segnalato la disponibilità di un cuore con le caratteristiche idonee. Immediatamente i cardiochirurghi padovani sono intervenuti con due equipe e mentre una procedeva all’espianto dell’organo dal donatore, l’altra preparava il paziente per il delicato intervento.

L’operazione avvenuta durante la notte – come ha riferito oggi Gerosa – è stata di particolare complessità perchè ha riguardato la rimozione nel paziente ricevente del cuore artificiale con le parti meccaniche che ormai si erano integrate con i tessuti umani. Inoltre l’uomo aveva subito negli anni diversi interventi cardiochirurgici per la sostituzione della valvola aortica e dell’aorta ascendente e quindi presentava diverse problematiche. «C’è il record per la macchina – rileva il prof. Gerosa – ma a noi piace parlare di record degli uomini».

«Si è trattato – sottolinea – di un intervento tecnicamente molto complesso ed è questo, oltre che la salute del paziente, che ci rende soddisfatti». «Un intervento – conclude Gerosa – che dimostra come la sanità in Italia e in Veneto può essere di tutta eccellenza». Il paziente è già estubato, è sveglio e vigile; ha potuto sentire il suo cuore e anche vedere l’elettrocardiogramma con le oscillazioni delle pulsazioni.

Ai medici appena sveglio ha detto «ora ho un cuore vero, grazie per avermelo donato». Per il Cardiowest, invece, si prepara un futuro in laboratorio, dove il suo record sarà oggetto di studio.

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